4/6/2020
Che la
diffusione di alcuni virus sia
influenzata dalle condizioni climatiche, con
riduzione della loro
circolazione nei periodi estivi a causa delle alte temperature e delle radiazioni solari
[1,2] è un tema già discusso in numerosi studi. Basandosi su questi risultati, molti studiosi hanno ipotizzato che la minor diffusione del virus SARS-CoV-2 in alcuni territori (esempio area tropicale) possa essere dovuta alla riduzione della resistenza virale causata dalle elevate temperature.
Allo scopo di verificare l’ipotesi appena presentata, e provare a prevedere l'effetto sulla dinamica epidemica di COVID-19 nei prossimi mesi, i ricercatori dell’
Istituto superiore di sanità hanno deciso di
testare la stabilità ambientale del SARS-CoV-2 sia alla temperatura ambiente di 20-25° C che alla temperatura media prevista in Italia nel mese di giugno stimata in 28°C. Per testare la stabilità del SARS-CoV-2 sulla superficie di plastica, è stato utilizzato il genoma BetaCov / Italy / CDG1 / 2020 | EPI ISL 412973 | 2020-02-20
[3], selezionato dai ricercatori italiani, avente una carica virale iniziale di 106,8 TCID 50/ml comparabile sia con un paziente sintomatico che minimamente sintomatico o asintomatico. La metodica di laboratorio ha previsto la preparazione in apposite piastre che sono state sottoposte ad incubazione sia a temperatura ambiente che alla temperatura prevista nel mese di giugno (28°) per 7 giorni con valutazioni effettuate a distanza di intervalli specifici (0, 4, 8, 12, 24, 36, 48, 60, 72, 84, 96 ore). Per maggiori dettagli sulla metodica si rimanda all’articolo
SARS-CoV-2 infection: the environmental endurance of the virus can be influenced by the increase of temperature.
Lo studio, oltre che confermare la
possibile trasmissione del virus SARS-CoV-2[4] attraverso la contaminazione di superfici (il virus rimane attivo su superfici in plastica fino a 84 ore sia a temperatura ambiente che a 28°, ma non risulta più rilevabile dopo 96 ore) ha mostrato che la vitalità del virus sulla superficie in
plastica è rapidamente diminuita durante le prime 24-36 ore a temperatura ambiente. Inoltre, alla temperatura stimata nel mese di giugno (28°C) i ricercatori hanno osservato che lo stesso decadimento ha avuto luogo più rapidamente (tra 8 e 12 ore), indicando che l'
infettività virale può essere influenzata da una temperatura più elevata.
I risultati di questo studio, supportando l’
ipotesi che nella stagione calda l'aumento della temperatura possa influenzare la resistenza ambientale del SARS-CoV-2 riducendone la diffusione, lascia supporre che l’arrivo dell’estate limiti l’insorgenza di nuovi focolai di Covid-19. I ricercatori, tuttavia, suggeriscono di interpretare questi risultati con cautela, non modificando le attuali misure di allontanamento sociale.
A cura di Caterina Silvestri e Cristina Stasi
Per approfondire
Riferimenti Bibliografici:
- Price, R.H.M., Graham, C. & Ramalingam, S. Association between viral seasonality and meteorological factors. Sci Rep 9, 929 (2019). https://doi.org/10.1038/s41598-018-37481-y
- Gundy, P.M., Gerba, C.P., Pepper, I.L., 2009 Mar 1. Survival of coronaviruses in water and wastewater. Food Environ. Virol. 1 (1), 10.
- Stefanelli, P., et al. Whole genome and phylogenetic analysis of two SARS-CoV-2 strains isolated in Italy in January and February 2020: additional clues on multiple introductions and further circulation in Europe. Euro Surveill. 2020;25(13):pii=2000305.
- van Doremalen N, Bushmaker T, Morris DH, et al. Aerosol and surface stability of SARSCoV-2 as compared with SARS-CoV-1. N Engl J Med 2020; published online March 17. C
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