7/7/2020
I dati preliminari dello studio hanno evidenziato che gli
esiti materni e neonatali della
infezione da Sars-Cov2 in gravidanza sono
meno gravi rispetto ai temibili quadri clinici di
altre malattie respiratorie virali quali SARS-COV, MERS e influenza da H1N1.
Il 25 marzo 2020, l’Istituto superiore di sanità (ISS) ha avviato lo
studio osservazionale di coorte “L’infezione da SARS-CoV-2 in gravidanza e in puerperio: studio dell’Italian Obstetric Surveillance System” con l’obiettivo di rilevare e analizzare i casi di infezione da virus SARS-CoV-2 nelle donne che, in gravidanza e in puerperio, giungono all’osservazione dei presidi sanitari al fine di produrre conoscenza utile alla pratica clinica.
Allo studio hanno aderito tutte le Regioni e Province autonome italiane. Nella PA di Trento e nelle Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Campania il progetto prevede anche la raccolta di campioni biologici materni, fetali e annessiali per la ricerca del virus e lo studio delle possibili vie di trasmissione materno-fetale dell’infezione.
L’iniziativa è nata nell’ambito delle attività di ricerca di salute pubblica coordinate dal sistema di sorveglianza ostetrica ItOSS (
Italian Obstetric Surveillance System), in collaborazione con la rete di presidi e professionisti sanitari che partecipano alla sorveglianza.
Sono arruolate le donne in gravidanza e in puerperio con diagnosi certa di infezione da SARS-CoV-2 che si rivolgono ai presidi ospedalieri per visite ambulatoriali o per il ricovero. La certezza della diagnosi richiede la conferma mediante tampone naso faringeo e/o la positività della ricerca di anticorpi su sangue periferico e/o mediante diagnostica per immagini (TAC, RX del torace).
I risultati preliminari dello studio, che possono essere scaricati al link
https://medrxiv.org/cgi/content/short/2020.06.11.20128652v1, si basano su donne che hanno partorito in qualsiasi ospedale italiano tra il 25 febbraio 2020 e il 22 aprile 2020.
L’ infezione da SARS-COV2 è stata confermata per 146 donne che hanno partorito. Il
tasso di incidenza dell’infezione è stato di
2,1 ogni 1.000 parti a livello nazionale: 3,9 per 1.000 nelle regione del Nord, 1,0 per 1.000 nel centro e 0,2 per 1. 000 nel Sud. Considerando la sola Lombardia il tasso è di e 6,9 per 1.000.
Complessivamente
un terzo delle donne ha sviluppato
polmonite e il 49,7% ha
assunto almeno un farmaco.
Il
32,9% delle
donne positive ha
partorito con taglio cesareo, proporzione in linea con quella che è la proporzione di taglio cesareo nella popolazione delle partorienti italiane e nei casi in cui è stato effettuato taglio cesareo, questo è avvenuto per condizioni materno-fetali diverse da Covid.
Le caratteristiche cliniche nelle donne e gli esiti sono simili a quelli descritti per la popolazione generale, la
maggior parte delle donne hanno sviluppano una
malattia da lieve a moderata. Non si sono verificate
né morti materne né morti neonatali.
Il
6% dei
bambini è risultato
positivo alla SARS-COV2 alla nascita. I risultati dei dati dei campioni del cordone ombelicale una volta disponibili permetteranno di capire se queste infezioni sono avvenute tramite trasmissione in utero, oppure se i neonati hanno contratto l'infezione dopo la nascita.
I dati hanno evidenziato altresì che le
precedenti comorbilità materne (obesità, diabete, ipertensione) sono
significativamente associate alla gravità dell’infezione e sono un
fattore di rischio per contrarre l’infezione.
Le
donne di cittadinanza non italiana presentano un
maggior rischio di sviluppare una polmonite da SARS- COV-2.
Aggiornamento 24 settembre 2020: consulta l'articolo
Coronavirus and birth in Italy: results of a national population-based cohort study con i risultati finali del progetto
A cura di Monia Puglia - ARS Toscana