27/10/2022
E’ appena stato pubblicato, su una prestigiosa rivista quale
British Journal of Obstetrics and Gynecology, l'articolo
Pregnancy outcomes in Italy during COVID-19 pandemic: a population-based cohort study, frutto dell’ampia collaborazione tra il gruppo di lavoro “Salute della donna e dei primi 1000 giorni” costituito in seno all’Associazione Italiana di Epidemiologia che ha visto la partecipazione di
10 regioni italiane più una provincia autonoma.
La
nascita pretermine (<37 settimane di età gestazionale, EG), che in Italia nel 2019 prima della pandemia era pari al 6,3% dei parti, è gravata da alta mortalità e morbosità, ed è associata a diversi fattori non solo medici, ma anche anagrafici e correlati a stili di vita. L’epidemia da COVID-19 si è accompagnata ad una diminuzione delle nascite pretermine in diversi paesi Europei, anche se non in tutti.
L’obiettivo dello studio è stato quello di valutare l’
andamento della nascita pretermine durante il
periodo pandemico più intenso in termini di conseguenze di salute - da marzo 2020 a marzo 2021 - e per confronto nei
tre anni precedenti in 10 regioni italiane.
Come obiettivo secondario è stato valutato se un eventuale cambiamento nell’andamento della nascita pretermine fosse stato accompagnato da un aumento della
natimortalità.
Hanno partecipato allo studio
10 Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Puglia, Campania, Sicilia) e la provincia autonoma di
Trento, che coprono l’
84,3% delle nascite in Italia. I dati sui nati vivi pretermine e le sottoclassi di nati moderatamente pretermine (EG: 32-36 settimane), gravemente pretermine (<32) ed estremamente pretermine (<28) sono stati ricavati dal Certificato di assistenza al parto.
Sono stati studiati
362.129 neonati durante il
periodo pandemico e
1.117.172 nel periodo precedente.
Il
periodo pandemico comparato con il precedente è stato associato con un minor rischio di
nascita pretermine (Risk Ratio: 0,91; 95% IC: 0,88-0,93), moderatamente pretermine (0,91; 0,88-0,94), gravemente pretermine (0,88; 0,84, 0,91), ed estremamente pretermine (0,88; 0,82, 0,95).
La diminuzione osservata nei nati vivi prematuri a seguito delle implementazioni delle misure volte a contenere il contagio da COVID-19 non si è accompagnata ad un aumento dei nati morti.
Le analisi sull’
andamento dei prematuri hanno rilevato un trend destagionalizzato di decrescita su tutto il periodo considerato per tutti i neonati pretermine con una riduzione relativa della percentuale dei nati vivi pretermine a seguito dell’introduzione delle misure di contenimento da COVID-19 (-4,2%, IC 95% -8,4%; 0,0%) rispetto al periodo precedente.
Saranno necessari
ulteriori approfondimenti per capire cosa abbia realmente causato la riduzione della nascita pretermine; le ipotesi per ora presenti in letteratura sono varie, le più accreditate sono la chiusura dei centri di procreazione medicalmente assistita verificatasi durante il primo lockdown e/o il fatto che molte donne in gravidanza siano rimaste maggiormente in casa evitando contatti e quindi infezioni e una vita più frenetica.