Circa 20 anni fa,
Lopez e colleghi hanno realizzato una pubblicazione in cui suggerivano
un modello a 4 stadi per descrivere l’andamento delle
prevalenze di consumo di tabacco e gli
effetti sulla mortalità nei Paesi economicamente avanzati.
Nella
prima fase, quando i prodotti del tabacco iniziano a diffondersi nella popolazione, il consumo è tipico dei maschi, soprattutto nelle fasce socio-economiche più elevate. I decessi attribuibili al fumo sono scarsi.
La
seconda fase è caratterizzata da un rapido aumento della prevalenza di fumatori nei maschi, per raggiungere valori del 40-80%, e, nello stesso genere, da un più lento ma progressivo incremento della mortalità tabacco correlata. In questa fase si affacciano al consumo anche le donne, in percentuali crescenti negli anni, soprattutto nelle classi sociali più alte.
Nella
terza fase il consumo nei maschi raggiunge un livello stabile per poi iniziare a diminuire, così come nelle donne. Pertanto, l’abitudine tende a coinvolgere in maniera analoga i due generi. La percentuale di decessi attribuibili al fumo negli uomini cresce in maniera importante, da meno del 10% a circa il 30%.
Nella
quarta fase dell’epidemia, quella finale, le prevalenze di consumo si abbassano in entrambi i generi, ma la mortalità attribuibile al fumo raggiunge il valore massimo negli uomini (circa 1/3 dei decessi), per poi iniziare a diminuire, e subisce un ripido incremento nelle donne. L’abitudine diventa un comportamento più diffuso nei gruppi socio-economicamente più svantaggiati.
Il modello mostra che la
mortalità tabacco-attribuibile è strettamente legata all’andamento pregresso dei consumi, con un periodo di latenza di circa 3-4 decadi tra l’aumento della prevalenza di fumatori e quello relativo alla mortalità.
I diversi Paesi nel mondo si collocano in momenti diversi rispetto alla curva epidemica. Ad esempio, le
regioni del Sud-Europa attraversano la
terza fase, mentre quelle del
Nord-Europa, gli
Stati Uniti, il
Canada, l’
Australia stanno già vivendo la
quarta fase. Secondo il modello, l’
Africa, la
Cina, il
Sud-est asiatico, l’
America Latina, sono collocabili invece nelle
prime fasi dell’epidemia.