IL TIRRENO GROSSETO 4 novembre 2012 pag. XV
L'ipotesi che non vi sia correlazione fra geotermia e criticità di salute delle popolazioni delle aree geotermiche potrebbe reggere. I risultati del seminario "
Geotermia e salute" del 25 ottobre a Firenze, in cui sono stati presentati dati toscani e americani, confermano il quadro dell'analisi precedente per la zona geotermica toscana, mentre giungono le prime indicazioni rassicuranti dallo studio americano.
Lo studio degli scienziati (sono dati "neutrali", né forniti da Enel né dai Comitati ambientalisti) ribadisce l'ipotesi che «le emissioni geotermiche abbiano un ruolo del tutto marginale o assente negli eccessi delle malattie, ma non consentono di ridurre l'attenzione, la sorveglianza e gli interventi, soprattutto nell'area geotermica amiatina». Si taglia la testa al toro sulla questione acqua e arsenico, perfettamente entro i limiti (a prescindere dall'attività geotermica). Lo studio condotto dall'Ars Toscana e dal Cnr di Pisa nei comuni geotermici toscani, presentato nel 2010, aveva evidenziato criticità sanitarie soprattutto nell'area amiatina, meno presenti, invece, in quella tradizionale pisana di Larderello. Pur non rilevando un ruolo significativo della geotermia come causa degli eccessi riscontrati di malattie, alcuni aspetti sanitari erano stati ritenuti degni di ulteriori rilevamenti, tanto che la Regione aveva scelto la via di approfondire.
Si confermano gli eccessi di problemi di salute soprattutto nei maschi dell'area geotermica amiatina, senese e grossetana, e la migliore salute, invece, dei maschi dell'area geotermica nord. Scompaiono alcuni eccessi rilevati originariamente, come i tumori dell'apparato linfoematopoietico nelle femmine dell'area geotermica amiatina e le malatie neurologiche nei maschi dell'area pisana. Ne compaiono però altri, come quelli perle malattie cardiovascolari nell'area amiatina. Di particolare attenzione è il dato, confermato, dell'eccesso di insufficienza renale.
Questi aggiornamenti suggeri scono comunque di conti nuare a monitorare l'area e di potenziare l'indagine nell'area amiatina, con particolare riguardo ai danni renali e respiratori, anche con il supporto dei medici di medicina generale. Una nota della Ars Toscana riferisce che «per quanto riguarda la situazione in Toscana, le informazioni sulla qualità dell'aria e dell'acqua nelle aree geotermiche confermano che le criticità rilevate nel passato per alcuni parametri, in particolare per l'arsenico nell'acqua, sono adesso decisamente ricondotte a valori nella norma. Per l'aria si confermano alcune differenze tra le aree geotermiche nei livelli di alcuni inquinanti, mai comunque al di sopra dei valori limite perla salute. Sono inoltre in svolgimento gli interventi di diagnosi tempestiva e di prevenzione per alcune delle patologie rilevate in eccesso: vaccinazione per epatite B e pneumococco, screening per tumore del colon, azioni per ridurre il consumo di fumo e di alcol».
In conclusione, commenta l'Ars Toscana, «i risultati sono ancora in linea con l'ipotesi che le emissioni geotermiche abbiano un ruolo del tutto marginale o assente negli eccessi di malattie». I dati dello studio condotto da Bates e Reed, epidemiologi dell'Università della California, per il governo americano a Rotorua in Nuova Zelanda confermano che per quanto riguarda l'asma, l'esposizione ad acido solfidrico, fino a certi livelli, sembra essere addirittura protettiva.
Nei prossimi mesi saranno comunque disponibili dati più dettagliati di questo studio internazionale, che dovrebbero consentire di identificare con maggiore esattezza quali sono i livelli di esposizione nell'aria ad acido solfidrico da ritenersi privi di rischi per l'uomo. Lo studio sta indagando possibili effetti su polmoni, occhi e sistema nervoso su un campione di 1.640 cittadini residenti. La popolazione di Rotorua, isola vulcanica, è la popolazione più ampia al mondo (60 mila persone) sottoposta ad emissioni naturali di acido solfidrico. I ricercatori toscani ed il prof. Bates hanno deciso di avviare una collaborazione scientifica per approfondire i risultati dei rispettivi studi. (f. b.)
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