ARS NEWS - 03/06/2014
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha stimato che ci sono più di 2 miliardi di persone con infezione da virus dell’
epatite B e circa 350 milioni di portatori cronici in tutto il mondo, nonostante l’introduzione di un efficace vaccino nei paesi industrializzati. Sebbene fin dai primi anni '90 sia stato introdotto uno screening, l’OMS stima inoltre che 150 milioni di persone, circa il 3% della popolazione mondiale, siano cronicamente infettate con il virus dell’
epatite C e a rischio di sviluppare cirrosi epatica e/o cancro del fegato. Inoltre, 3-4 milioni di persone sono infettate ogni anno.
I database per le epatiti virali acuteAttualmente non esistono database in grado di fornire informazioni sulla diffusione delle forme croniche. Esistono però per le epatiti virali acute il
SEIEVA ed il
SIMI. Il SEIEVA è in grado di promuovere a livello locale l’indagine ed il controllo sull’epatite virale acuta e anche di stimare i fattori di rischio ad essa associati. Riceve le notifiche dei soggetti residenti o domiciliati. Il SIMI invece riceve le notifiche anche dei non residenti e non domiciliati. Per ciò che concerne i dati italiani, si può notare come vi sia una netta diminuzione delle notifiche per l’epatite B a partire dal 1991, da quando è diventata obbligatoria la vaccinazione a 0 e 12 anni, con una copertura già nel 2005 di circa il 60% in tutta la popolazione italiana. Infatti, con la legge del 27 maggio 1991 la vaccinazione era d’obbligo per tutti i nuovi nati, i nati da madre HBsAg positiva, i bambini sotto i 10 anni appartenenti a gruppi a rischio, negli adolescenti di 12 anni, nei soggetti dializzati o immunocompromessi, nei soggetti vittime di punture accidentali. Attualmente, i soggetti interessati sono in maggior parte maschi, nella fascia d’età 35-54 anni. Anche per l’epatite C l’incidenza è fortemente diminuita. I casi riguardano prevalentemente soggetti di genere maschile e la fascia d’età maggiormente colpita è quella 15-24 anni.
Realizzare un registro per le epatiti virali cronicheDato il grosso limite rappresentato dalla mancanza di registri per le epatiti virali croniche, uno dei progetti dell’Agenzia regionale di sanità della Toscana è il
Monitoraggio epidemiologico delle epatiti virali all’interno della popolazione toscana, che ha come obiettivi quello di costruire un
registro delle epatopatie croniche correlate ad HBV e HCV che afferiscono (compresi i pazienti già in carico) ai centri epatologici della Toscana, per fornire una stima dei pazienti suscettibili dei differenti trattamenti attualmente disponibili in base allo stadio di malattia. Le strutture coinvolte sono l’Osservatorio di epidemiologia, Settore sociale, dell’Agenzia regionale di sanità, tutte le UO di Malattie infettive, Gastroenterologia e internistiche – epatologiche. Lo stato di avanzamento del progetto ha visto la redazione condivisa, da tutte le figure professionali coinvolte, di una
scheda clinica informatizzata come strumento per il monitoraggio clinico-epidemiologico. Il progetto, attualmente, è stato approvato dal Comitato etico locale dell’Azienda ospedaliero-universitaria Careggi, con richiesta del parere anche dei Comitati etici degli altri centri epatologici della Toscana. Al fine di rendere la scheda clinica più fruibile da parte di tutte le UO coinvolte, è stata presa visione dei database già in uso in alcune strutture ospedaliere per adattarli eventualmente alla nuova scheda epidemiologica proposta.
I dati provenienti da PratoA latere di questo progetto sono stati analizzati i dati provenienti da alcuni database a disposizione dell’ARS, in particolare di un
database anonimo proveniente dall’
AUSL di Prato, e si stanno acquisendo altre banche dati provenienti dai principali laboratori di altre Aziende del territorio. I risultati ottenuti dall’analisi dei dati provenienti da Prato confermano una prevalenza di HCV simile ad altri studi epidemiologici in Italia, ma, a differenza di quanto ci aspettavamo, la presenza di HBV nelle persone di età compresa tra 15-30, normalmente coperte dal programma di vaccinazione, è risultata più elevata. Pur non avendo una vera e propria conferma, a causa dell’assenza del dato legato alla cittadinanza dei pazienti inseriti nel database, ipotizziamo che la forte immigrazione presente in questo territorio riduca la copertura vaccinale nella
fascia giovanile che sembra sfuggire ai Servizi territoriali.
È chiaro, pertanto, che l’
impatto delle epatiti virali sarà sicuramente importante per il
Servizio sanitario nazionale nel prossimo futuro sia per i cambiamenti epidemiologici legati anche ai flussi migratori, sia per i trattamenti antivirali con i farmaci di nuova generazione. Si rende, quindi, necessaria la creazione di database informatizzati sulle epatiti virali non solo in forma acuta ma anche cronica, in grado di fornire informazioni: sui nuovi casi diagnosticati, sui casi già trattati e sui casi eleggibili al trattamento.
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