Sintomi long COVID-like in Toscana: studio di prevalenza

Rapporti ARS, n. 7


Nonostante il long COVID interessi circa il 10% delle persone infettate da SARS-CoV-2, con 65 milioni di individui nel mondo e più di 200 sintomi ad esso associati, la prevalenza di questi sintomi nella popolazione europea non è ancora del tutto chiara.

L’obiettivo di questa indagine, condotta dall’Agenzia Regionale di Sanità della Toscana e dal Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Firenze, è stato pertanto quello di stimare la prevalenza dei sintomi associati al long COVID in un campione rappresentativo di popolazione residente in Toscana.

Svoltosi tra dicembre 2023 e gennaio 2024 e realizzato mediante interviste telefoniche assistite da computer (CATI), lo studio ha raccolto informazioni su stato di salute e pregresse infezioni da COVID-19, oltre che a ulteriori dati su 33 sintomi associabili a long COVID sperimentati nei sei mesi precedenti l’intervista.

Seguendo la definizione OMS di long COVID, è stata stimata la prevalenza dei sintomi tra i partecipanti COVID-19 e non-COVID-19, stratificando per sottogruppi (assenza o presenza di malattie croniche) e per tempo trascorso dall’ultima malattia.

Per valutare le associazioni dei sintomi sono stati utilizzati Odds Ratio aggiustati per età e sesso (aOR), con intervalli di confidenza (IC) al 95% e, per i sintomi significativamente più prevalenti, anche il rischio attribuibile di popolazione (RAP). Su 1.876 intervistati, 1.013 hanno riferito di aver avuto la COVID-19 almeno una volta.

Questo gruppo ha evidenziato una prevalenza significativamente più alta di: affaticamento 12,8% (10,8-14,9%) vs 8,9% (6,9-11,0%), aOR 1,6 (1,2-2,2), RAP 21,7%; difficoltà a concentrarsi 5,5% (4,1-6,9%) vs 2,4% (1,3-3,5%), aOR 2,2 (1,3–3,8), RAP 31,5%; eruzioni cutanee 4,5% (3,3-5,8%) vs 2,4% (1,3-3,5%), aOR 1,9 (1,1-3,3), RAP 27,4%; mal di gola 2,9% (1,8-3,9%) vs 1,5% (0,6-2,4%), OR 2,1 (1,0–4,2), RAP 30,3%. La prevalenza e gli aOR per questi sintomi sono risultati più alti in chi ha avuto la COVID-19 da poco, con valori che, dopo un anno, raggiungono livelli paragonabili a quelli del gruppo di controllo. I risultati sono sovrapponibili anche stratificando per malattie croniche.

Lo studio ha mostrato una prevalenza dei sintomi associabili a long COVID coerente con quanto descritto in letteratura ed ha evidenziato un’attenuazione degli effetti di tale sintomatologia nel tempo. Viste le limitate conoscenze cliniche ed epidemiologiche disponibili, una sorveglianza continua e rafforzata del long COVID risulta essenziale in termini di sanità pubblica, per garantire una corretta pianificazione sanitaria e seguire l’evolversi della patologia nel tempo.



Per approfondire

 Consulta e scarica il Rapporto ARS n. 7/2024: