Il quadro che emerge è oltremodo amaro: gli effetti sempre più devastanti della crisi climatica sono ormai tangibili anche nel nostro Paese, che è tra i più esposti a livello europeo.
Il territorio nazionale, infatti, appare sempre più impreparato di fronte alla crisi climatica, soprattutto a causa delle intrinseche fragilità legate all’eccessivo consumo di suolo, al dissesto idrogeologico. Come sottolinea Legambiente, è sempre più urgente una vera e propria rivoluzione nella governance del territorio, abbandonando l’approccio comune a molti di utilizzare i cambiamenti climatici per giustificare le negligenze che oramai si propagano da decenni, e puntando ad una visione più ampia capace di tener insieme conoscenza, pianificazione e controllo del territorio.
Tutto ciò richiede senza dubbio impegni economici importanti, e non fa ben sperare il fatto che l’attuale governo abbia dimezzato la quota del PNNR destinata proprio a contrastare il dissesto idrogeologico. Senza dubbio occorre lavorare di più sul fronte della manutenzione ordinaria, ma il vero problema, come sottolinea Legambiente, è che bisogna abbandonare la "logica della messa in sicurezza”, che ha visto nel corso dei decenni provare a difendere l’indifendibile, proponendo soluzioni, come l’innalzamento degli argini, che rendono sempre più fragile il territorio sulla base di calcoli e tempi di ritorno delle piene che la crisi climatica sta spazzando via più velocemente di quanto si pensasse”.
Senza poi dimenticare che in alcune zone del Paese gli effetti della crisi climatica sono ulteriormente aggravati da un abusivismo edilizio in aree già pericolose.
Dal 2010 al 31 ottobre 2023 sono stati registrati dalla mappa di Città Clima 684 allagamenti da piogge intense, 166 esondazioni fluviali e 86 frane da piogge intense. Nel frattempo, dal 2013 al 2023, il Paese ha speso oltre 13,8 miliardi di euro in fondi per la gestione delle emergenze meteo-climatiche.
Nel 2023 in Italia gli eventi estremi sono saliti a 378, in aumento del 22% rispetto al 2022, con la morte di 31 persone. Il Nord Italia, con 210 eventi meteorologici estremi, è stata l'area più colpita, seguita dal Centro (98) e dal Sud (70).
In aumento alluvioni ed esondazioni fluviali (+170% rispetto al 2022), le temperature record nelle aree urbane (+150%), le frane da piogge intense (+64%), le mareggiate (+44%), i danni da grandinate (+34,5%), e gli allagamenti (+12,4%). Lo zero termico ha raggiunto quota 5.328 metri sulle Alpi, con i ghiacciai in ritirata.
La Toscana, con 44 eventi estremi, si piazza nel podio delle regioni più in sofferenza, solo dopo Lombardia (62) ed Emilia-Romagna (59), tra le città più colpite ci sono Roma, Milano, Fiumicino, Palermo e Prato.
Fonte: Legambiente Osservatorio Città Clima
In questo panorama decisamente sconfortante, vanno comunque citate quelle esperienze di buone pratiche da seguire come modello. Tra queste, ad esempio, il programma di depavimentazione avviato a Milano, partendo da un’analisi delle aree impermeabili esistenti e delle progettualità in corso; a Treviso un importante intervento di riqualificazione idraulica. Un contributo decisivo in situazioni di piogge record, e delle conseguenti esondazioni fluviali, può venire dalla realizzazione di casse e bacini di espansione. Un esempio è proprio il Parco del Mensola a nord est di Firenze, uno spazio verde caratterizzato dalla presenza del torrente Mensola e che grazie a un sistema di casse di espansione, esteso per oltre 18 ettari, è stato adattato ai crescenti rischi di alluvione, tutelando anche gli aspetti naturalistici. I lavori, per un costo totale di 11,7 milioni di euro, hanno incluso un percorso ciclopedonale.
I danni dell’alluvione di novembre 2023 in Toscana
A partire dal 2 novembre 2023 alcuni territori della Toscana sono stati colpiti da eventi meteorologici e calamitosi di eccezionale intensità, con un bilancio di 8 vittime e numerosi feriti. Il 3 novembre è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale.L’Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana IRPET ha realizzato una stima dei costi subiti da famiglie e imprese per gli allagamenti verificatisi a novembre. In figura una mappa delle aree alluvionate.
In tabella le superfici di territorio interessate dagli allagamenti, suddivisi per provincia. Le aree maggiormente colpite sono state le province di Pistoia, Prato, Firenze e Livorno.
Il numero totale di imprese coinvolte negli allagamenti è stata pari a 10.382, di cui oltre 4000 nella provincia di Pistoia, oltre 3000 a Prato e circa 2000 a Firenze. Sono stati 29.140 gli alloggi residenziali coinvolti, di cui 13.477 a Pistoia, 10.145 a Prato e 4467 a Firenze. Infine sono 106 gli edifici pubblici che hanno subito danni nell’alluvione.
Nella quantificazione dei danni per le famiglie IRPET ha tenuto conto dei seguenti criteri.
- il valore del mancato consumo per un mese degli spazi residenziali
- le spese sostenute per le opere di ripristino dell’immobile
- i danni riportati a quanto contenuto all’interno dell’abitazione (mobilio, elettrodomestici, etc.) e all’esterno di essa (macchine e motorini).
I danni diretti sono quelli relativi a tre aspetti:
- le perdite di magazzino (materie prime semilavorati e merci finite)
- perdite associate agli impianti (fabbricati, macchinari)
- le perdite di valore aggiunto dovute al blocco produttivo.
Si stima, quindi, che complessivamente l’alluvione del novembre 2023 in Toscana ha causato un danno potenziale complessivo per famiglie ed imprese in un ordine di grandezza pari a quasi 1,9 miliardi complessivi di euro, di cui 1,2 miliardi attribuibile al settore produttivo, 588 miliardi alle famiglie e 70 agli edifici pubblici. In questa stima di IRPET non sono conteggiate le spese sostenute per il ripristino delle infrastrutture (strade, ponti, argini dei fiumi…) del territorio.