21/1/2020
La sezione del sito OMS Europe dedicata a
Prison and health include una
piattaforma in cui discutere e condividere le
buone pratiche attuate per promuovere concretamente la
salute in carcere.
Tra le buone pratiche menzionate dalla piattaforma OMS figura anche l’
intervento toscano finalizzato a ridurre la diffusione dell’epatite B (HBV) nella popolazione detenuta favorendo non solo l’accesso alla vaccinazione ma anche il completamento dell’intero ciclo vaccinale. L’intervento, posto in essere nel 2017 dall’Agenzia regionale di sanità, fa parte del
progetto nazionale sulla prevenzione sanitaria nella popolazione detenuta (conclusosi nell’ottobre 2017 e finanziato dal Ministero della salute) e cerca di rispondere alla necessità di completare l’azione preventiva alla luce dell’elevato turnover registrato in ambito penitenziario. A questo scopo, attenendosi a quanto già previsto in popolazione ad alto rischio e bassa compliance, ha previsto l’attivazione della schedula vaccinale anti-HBV accelerata associata ad azioni volte a diffondere l’adesione dei detenuti. Questa la serie di azioni attuate:
- Corsi di formazione rivolti al personale sanitario e penitenziario per ogni struttura detentiva coinvolta.
- Un opuscolo informativo (tradotto in base alle principali etnie presenti nelle strutture detentive toscane) sull’infezione dei virus dell’epatite e sulle conseguenze di salute, rivolto ai detenuti e da distribuire nel corso della normale pratica clinica.
- Incontri di formazione/informazione rivolti ai detenuti (individuati dall’Amministrazione penitenziaria come possibili peer educator) in ogni struttura detentiva coinvolta. Per la formazione, effettuata da un medico specialista, ci si è avvalsi della collaborazione di mediatori culturali appositamente formati e messi a disposizione dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni, partner del progetto.
- Calendario accelerato per l’immunizzazione contro HBV (0, 7, 21 giorni) con un richiamo a 12 mesi.
Dei 17
istituti detentivi toscani, 15 sono state
arruolati nello studio, con il coinvolgimento di
3.068 detenuti già presenti in struttura. L’attività di formazione è stata svolta favorendo le strutture con un numero elevato di detenuti al fine di coinvolgere il maggior numero possibile di detenuti. I
peer educator che hanno poi partecipato alla formazione sono stati selezionati da un gruppo multidisciplinare di personale proveniente dal settore giustizia, salute e istruzione: 138 in totale i detenuti coinvolti nella formazione, prevalentemente di nazionalità italiana, marocchina e albanese.
Grazie alla diffusione del materiale informativo e al programma di formazione svolto con la collaborazione dei mediatori culturali,
1.075 detenuti hanno
accettato di sottoporsi allo screening per marcatori sierici per HBV.
Dei
1.075 soggetti sottoposti a screening per HBV, ben
730 (67,9%) sono risultati suscettibili di vaccinazione anti-HBV e, di questi,
596 hanno accettato di sottoporsi a vaccinazione (82%).
L’applicazione della schedula di vaccinazione accelerata ha reso possibile il completamento della 3° dose in ben 404 detenuti (83% di coloro che hanno accettato) confermando che, in particolari contesti, l’uso di questa metodica costituisce un’utile scelta per garantire una protezione a breve termine nella maggior parte delle persone detenute.
Il programma attivato nell’ambito dell’azione progettuale ha riscosso molto interesse da parte dei clinici che operano negli istituti detentivi della Toscana, con una conseguente regolamentazione dell’applicazione della schedula vaccinale anti-HBV accelerata.
Il progetto, favorendo l’adesione allo screening anti-HBV da parte di cittadini che molto spesso “sfuggono” al sistema sanitario, ha rappresentato un intervento di sanità pubblica volto a ridurre la diffusione del virus HBV non soltanto in ambito penitenziario ma nell’intera comunità.
L’ARS Toscana ha diffuso i risultati definitivi del suo studio in occasione del convegno del 16 maggio 2018 La salute dei detenuti in Toscana a 10 anni dalla riforma.