Coronavirus, misure di prevenzione in carcere: il confronto tra i provvedimenti adottati dai vari paesi europei per prevenire l'epidemia negli istituti di detenzione.
L’intervento, posto in essere nel 2017 dall’Agenzia regionale di sanità, ha previsto l’attivazione della schedula vaccinale anti-HBV accelerata, associata ad azioni volte a diffondere l’adesione dei detenuti.
Il rapporto presenta un'analisi dei dati raccolti sullo stato di salute delle persone detenute e dei sistemi sanitari penitenziari provenienti da 39 Paesi della Regione europea dell'OMS.
Obiettivo della giornata è stato quello di fare il punto sullo stato di salute della popolazione detenuta in Toscana a 10 anni dall’entrata in vigore della riforma della sanità penitenziaria (DPCM 1 aprile 2008).
Fra i diversi argomenti del progetto nazionale (appena concluso) sulla prevenzione sanitaria in carcere, l’ARS ha attivato interventi per ridurre la diffusione dell’epatite B (HBV).
La rilevazione coinvolgerà, come nelle precedenti edizioni (2010-2012-2014), tutti gli istituti detentivi presenti sul territorio regionale (16 per adulti e 2 minorili) per un totale di circa 3.300 persone.
In attesa del completo utilizzo della cartella clinica informatizzata da parte delle strutture detentive, la regione Toscana, in collaborazione con l'ARS, si è fatta promotrice di un sistema di rilevazione informatizzato dello stato di salute della popolazione detenuta, sperimentato in 56 strutture italiane grazie al sostengo ricevuto dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM).
Dalla giornata è emersa la “fotografia puntuale” dello stato di salute dei detenuti arruolati nello studio, ovvero di tutti i detenuti presenti all’interno degli istituti penitenziari di 6 regioni (Toscana, Veneto, Lazio, Liguria, Umbria e dell'Azienda sanitaria di Salerno) alle 24.00 del 3 febbraio 2014.