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È oramai assodato che la pandemia di Covid-19 sta avendo anche un effetto indiretto sulla salute delle persone e in particolare sul ricorso a prestazioni di cura e assistenza. Infatti la repentina riorganizzazione dei servizi sanitari messa in atto tra fine febbraio e inizio marzo, necessaria per affrontare il dilagare della pandemia, ha completamente modificato l’offerta di servizi comportando un rischio per la popolazione di ritardi nella diagnosi (tra cui la sospensione temporanea degli screening), nella continuità delle terapie e nella presa in carico di bisogni di cura (come la sospensione dell’attività chirurgica differibile).
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![box sezione tematica nuovo coronavirus](/images/approfondimenti/2020/box_sezione_tematica_nuovo_coronavirus.png)
Il numero totale di ricoverati per Covid-19 in Toscana, secondo le prime informazioni ottenute dal flusso delle schede di dimissione (SDO), al 15 maggio 2020 è di 3.013 pazienti. Sappiamo che il dato è sottostimato perché a quella data erano ancora presenti in ospedale 253 ricoverati (191 in area medica e 62 in terapia intensiva) le cui schede di dimissione perverranno con i prossimi invii. Il quantitativo di schede raccolte rappresenta un campione molto significativo (90% dei ricoveri) su cui si possono fare osservazioni importanti.
Tra il primo aprile e il 4 maggio, ovvero in pieno lockdown, il numero di nuovi contagiati in Toscana è pari a 4.171, ovvero il 43% del totale dei contagiati nella nostra regione ad oggi. Questo periodo è stato contrassegnato dalla riduzione delle mobilità per la maggior parte delle persone, mentre per chi ha continuato a svolgere lavori essenziali grande attenzione è stata posta alle misure di prevenzione del contagio.
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L’Ars e l’Azienda USL Toscana Centro hanno promosso un intervento per sostenere un uso prudente degli antibiotici da parte dei medici di medicina generale. L’uso corretto degli antibiotici è una delle principali strategie individuate nel Piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza 2017-2020 dal Ministero della Salute. In Toscana il consumo complessivo di antibiotici a livello territoriale è in linea con la media europea e inferiore a paesi come Spagna o Francia. Ciò che ci contraddistingue rispetto al dato europeo è un marcato utilizzo di una classe specifica di antibiotici, i chinoloni, verso i quali si sono sviluppati elevati livelli di resistenza.
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Nel 2016, a seguito di una Consensus conference, la sepsi è stata ridefinita come una disfunzione di organi che mette in pericolo la vita, causata da una risposta abnorme dell’ospite all’infezione. Da questa definizione emerge un nuovo concetto di sepsi come patologia per cui il fattore tempo diventa fondamentale nel miglioramento della prognosi. La sepsi è stata dunque assimilata alle altre patologie tempo-dipendenti, come l’infarto miocardico acuto e l’ictus o il trauma. Infatti, come queste patologie più note, anche la sepsi necessita di essere riconosciuta, diagnosticata e trattata in poco tempo, con il coinvolgimento di varie figure professionali lungo differenti setting di cura, dalla medicina di base, all’emergenza fino al reparto di degenza e l’area critica. Il corretto approccio a questa patologia è complicato dalla mancanza di una sensibilità diffusa nella diagnosi di questa patologia e dalla necessità di trattarla in modo rapido e coordinato, svolgendo un numero elevato di azioni.
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Il PrOsE dell’ARS ha raggiunto i 5 anni di attività. Dopo il PreValE del Lazio, avviato nel 2008, quello toscano si presenta come il programma regionale di valutazione degli esiti più longevo in Italia.
Nato nel 2013, l’anno successivo al Piano Nazionale Esiti (PNE), il PrOsE mette a disposizione di clinici e manager della sanità indicatori scientificamente solidi, leggibili e portatori di potenziale di miglioramento, per facilitare e rendere rendicontabili i processi decisionali. Visione e mission sono resi espliciti nel Manifesto del PrOsE che lo accompagna dalla nascita.