L’Agenzia europea dell'ambiente (EEA) ha analizzato l’
esposizione della popolazione europea ai principali inquinanti atmosferici, tra cui i tre più pericolosi per la salute, ovvero
particolato (PM10 e PM
2.5),
biossido di azoto (NO
2) e
ozono (O
3), basandosi sui dati del 2013 provenienti da un set di stazioni di monitoraggio ufficiali sparse per il territorio europeo. Per l’Italia sono stati utilizzati i dati di circa 130 stazioni, variabili a seconda dell’inquinante analizzato.Per la Toscana hanno contribuito alle stime sul PM
10 i dati di 10 stazioni localizzate nelle città di Firenze, Pisa, Viareggio, Livorno e Prato.
La mappa sotto riportata mostra il rispetto del
limite giornaliero del PM10 (per legge fissato a 50 µg/m
3 da non superare più di 35 volte in un anno) nelle varie centraline nei 28 stati membri. Si nota che il superamento del limite giornaliero è avvenuto in 22 stati, in una o più stazioni. Soltanto in Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo e Regno Unito non si sono verificati superamenti nel 2013. L’Italia, insieme ai paesi dell’Est Europa, mostra il maggior numero di superamenti, con una situazione particolarmente critica nella Pianura Padana.
Anche per quanto riguarda gli sforamenti dei
limite giornaliero previsto per l’ozono (vedi mappa sotto - massima media mobile su 8 ore di 120 µg/m
3), l’Italia presenta una situazione piuttosto preoccupante. Essendo l’ozono un inquinante fortemente legato alle alte temperature, non stupisce il gradiente nord-sud e la maggiore concentrazione dei superamenti nei paesi mediterranei. Anche per l’ NO
2 i dati indicano lo sforamento del limite annuale di 40 µg/m
3 in 19 su 28 stati membri.
Gli
impatti sulla salute dei cittadini europei di questa situazione ambientale sono stati quantificati dall’EEA utilizzando due indicatori, tradizionalmente utilizzati in epidemiologia per la stima degli impatti sanitari, ovvero le morti premature e gli anni di vita persi a causa dell’esposizione agli inquinanti dell’aria. Le evidenze di letteratura e le metodologie statistiche utilizzate dall’EEA per la stima degli impatti sono state recentemente revisionate e riepilogate in due progetti dell’OMS: il progetto REVIHAAP (
Review of evidence on health aspects of air pollution) e il progetto HRAPIE (
Health risks of air pollution in Europe).
Nel complesso, nei 28 Stati europei il numero totale di
anni di vita persi (YLL) attribuibili all’esposizione a PM
2.5, O
3 e NO
2 sono rispettivamente 4 milioni 494mila, 197mila e 800mila (vedi tabella sotto). In termini assoluti il maggior numero di YLL attribuibili all’inquinamento ambientale sono chiaramente stimati per i paesi con il maggior numero di abitanti: Regno Unito, Francia, Italia e Germania. Comunque, in termini relativi, ovvero quando si considerano gli anni di vita persi per 100mila abitanti, gli impatti maggiori sono osservati nei paesi dell’Europa dell’Est: Bulgaria, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia. Subito dopo questi paesi, si posiziona l’Italia, con 1.095 YLL per 100mila abitanti, con valori simili a Grecia, Montenegro, Bosnia e Croazia, e nettamente superiori a quelli di Germania, Francia, Spagna e paesi del Nord Europa.
Una situazione, quindi, quella dell’Italia, non particolarmente confortante, soprattutto se paragonata ai paesi europei più simili a noi. Questi dati confermano che, nonostante i lenti miglioramenti che si osservano nella qualità dell’aria delle città italiane, molta strada c’è ancora da fare per minimizzare gli impatti sulla salute e i costi
ospedalieri, la perdita di
giornate di lavoro, i danni agli edifici e agli ecosistemi.