12 febbraio 2014: la Corte Costituzionale ha dichiarato l’
illegittimità della
legge “Fini-Giovanardi” del 2006. La norma è stata
abrogata per motivi di
metodo e non di contenuto, a causa di alcuni emendamenti estranei all’oggetto e alla finalità del decreto inseriti nel corso dell’iter di conversione. Si trattava in pratica degli emendamenti sulle Olimpiadi di Torino, all’interno dei quali era stata inserita una norma sugli stupefacenti.
Tra le principali modifiche la legge equiparava le cosiddette droghe leggere e pesanti (furono infatti unificate le quattro tabelle preesistenti in due) e introduceva la
punibilità penale anche per “
l’uso personale”, partendo dal presupposto che il possesso di sostanze stupefacenti, oltre una certa soglia, potesse essere finalizzato allo spaccio e prevedendo così pene pesanti e senza alcuna distinzione per tipo di sostanza. A tale scopo furono introdotti i limiti massimi di sostanza stupefacente (vedi tabella) con la funzione di distinguere (in modo automatico) tra uso personale e spaccio.
Con il ripristino della precedente normativa, il
dpr n. 309 del 1990 denominato “Jervolino-Vassalli” (legge n. 162/1990) verrà ristabilita la distinzione tra
droghe leggere e
pesanti e saranno previste pene più lievi per lo spaccio di alcune sostanze, come i derivati della cannabis (hashish e marijuana), cioè da 2 a 6 anni di carcere anziché da 6 a 20 anni come previsto dall’attuale normativa. Inoltre, per quanto riguarda le
soglie, i quantitativi di principio attivo rimarranno uguali per cannabis (500 mg), amfetamine (5 compresse) e LSD (3 francobolli) e diminuiranno per cocaina (150 mg), eroina (100 mg) e MDMA (500 mg, 3 pasticche).
Occorre però fare attenzione. Negli ultimi anni infatti la percentuale di
principio attivo per grammo o dose di droga è decisamente aumentata, pertanto la quantità di sostanza lorda dovrà essere rimodulata sulle nuove concentrazioni di principio attivo. Inoltre, ultimamente sono nate diverse nuove sostanze, soprattutto tra quelle sintetiche, che non possono essere ignorate dal sistema normativo. Questo ci fa desumere che vi saranno non poche conseguenze sull’attuale sistema normativo e, in particolare, sulla popolazione carceraria.
In Italia, i
detenuti presenti al
31 dicembre 2013 sono complessivamente
62.536 di cui ben 24.273 per reati connessi alla droga (38,8%). Purtroppo, dai
dati pubblicati dal
Ministero della Giustizia, risulta difficile stimare la ricaduta che il ritorno alla Jervolino-Vassalli avrà sulla revisione delle pene perché disponibili soltanto in modo aggregato e non suddivise per tipologia di sostanza (e quantitativo).