Si è tenuto a Roma il 5 marzo il
convegno di chiusura del progetto, finanziato dal Ministero della salute e coordinato dall’Istituto superiore di sanità,
Sorveglianza della mortalità materna: progetto pilota in regioni del Nord, Centro e Sud Italia, a cui ha partecipato anche la
Toscana con l’
Agenzia regionale di sanità, insieme ad altre cinque regioni: Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio, Campania e Sicilia. I dati di questo studio confermano che in Italia la mortalità materna è in linea con la media dei paesi europei: 10 decessi ogni centomila nati vivi, come nel Regno Unito e in Francia.
Tra le regioni partecipanti è la
Toscana ad avere il
rapporto di mortalità più basso (4,6 ogni centomila nati vivi), mentre il più alto (13,4 ogni centomila nati vivi) è stato rilevato in Campania.
Il progetto ha utilizzato
due metodologie distinte: da una parte ha incrociato i registri di mortalità con le schede di dimissione ospedaliera attraverso procedure di
record linkage. Il
record linkage ha permesso di rilevare anche le morti materne tardive, cioè quelle avvenute tra 43 e 365 giorni dall'esito della gravidanza: per il 12% di queste morti si tratta di suicidio. Dall’altra parte, il progetto ha attivato una
sorveglianza attiva per identificare e analizzare nel dettaglio tutti i casi di morte materna che avvengono nelle regioni partecipanti. La sorveglianza attiva, messa in piedi da due anni dall'Istituto superiore di sanità grazie a un finanziamento del Centro controllo malattie (CCM) del Ministero della salute, ha creato una rete di circa trecento presìdi sanitari pubblici e privati, che coprono il 49% dei nati in Italia, in modo da identificare eventuali criticità cliniche o organizzative ed indicare le strategie di prevenzione delle morti evitabili.
Sorveglianza attiva della mortalità materna: i risultati a due anni dall’attivazioneIn due anni attraverso la sorveglianza attiva sono state rilevate 39 morti: la maggior parte sono dovute all’insorgenza di complicanze ostetriche della gravidanza e del parto, altre per complicazioni di patologie preesistenti. La
prima causa di mortalità e grave morbosità materna in Italia è l’
emorragia ostetrica: causa di morte per 2 donne su 10. La sepsi ha causato 5 dei 39 decessi, mentre altri 5 sono stati causati da malattie infettive, 3 delle quali dovute a influenza H1N1. Infine, 6 dei 39 decessi sono avvenuti per complicazioni in gravidanze indotte mediante tecniche di procreazione medicalmente assistita. Entro il 2015, inoltre, l’Istituto superiore di sanità prevede di allargare la rete dei presidi sanitari, coinvolgendo anche la Lombardia e la Puglia: in questo modo si arriverà a coprire il 75% dei nati in Italia.
La sorveglianza attiva prevede anche la realizzazione di
audit tra i professionisti sanitari che hanno assistito la donna ed ogni caso viene sottoposto ad
indagine confidenziale sulla base del modello attuato nel Regno Unito da diversi decenni. Lo scopo: attribuire con certezza la causa del decesso e validare l'appropriatezza dell'assistenza, identificando le morti che potevano essere evitate. Il 40% delle morti sottoposte a indagine confidenziale sono risultate associate ad assistenza inappropriata ed esito evitabile: 12 su 29 morti totali. Le criticità più frequentemente segnalate sono: la mancanza di una comunicazione adeguata tra i professionisti, l'incapacità di apprezzare la gravità del problema, il ritardo nella diagnosi e nel trattamento e la diagnosi e il trattamento non appropriati. Nei Paesi avanzati che effettuano sorveglianze analoghe si stima che circa la metà delle morti materne siano evitabili.
Emorragia ostetrica: le iniziative promosse dall’ISS per combatterlaPer ampliare la casistica sugli eventi gravi relativi al parto e analizzare in maniera ancor più approfondita le criticità assistenziali/organizzative, oltre che facilitare l'aggiornamento dei professionisti, è stato inoltre attivato uno
studio sugli eventi morbosi materni gravi (
near miss)
da emorragia del post-partum. Per l’emorragia post-partum l’ISS ha in programma entro il 2015 anche una
Linea guida specifica.
Il progetto prevede inoltre un
corso di formazione a distanza (FAD), organizzato dall’
Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) dell’ISS ed offerto ad oltre 5mila operatori sanitari (medici e ostetriche) proprio con lo scopo di prevenire e gestire al meglio l’emorragia del post partum, prima causa di mortalità materna. Il corso viene erogato
fino al 19 marzo 2015 (è attivo dal 31 marzo 2014): per accedervi occorre registrarsi sulla
piattaforma GOAL. Il percorso formativo eroga
12 crediti ECM ed è
gratuito.