ARS SEGNALA - 18/06/2014
Dopo un 2013 ancora di recessione anche per la Toscana – colpa del calo dei consumi delle famiglie, della domanda pubblica ed anche degli investimenti privati - si stanno materializzando le condizioni per una ripresa. Il 2014 si prefigura però come un anno a “crescita zero”, mentre il recupero di uno sviluppo più sostenuto è rimandato al 2015. Questo è quanto emerge in sintesi dal
rapporto 2013 sull’economia toscana, realizzato dall’
Irpet, l’Istituto regionale di programmazione economica, insieme a
Unioncamere Toscana e presentato il 10 giugno a Firenze.
In questo quadro, nel complesso ancora critico, la Toscana si comporta comunque meglio del resto d'Italia grazie alle
esportazioni - che in Toscana dal 2008 sono cresciute quasi del 17% (più che in qualsiasi altra regione d’Italia) – e al
turismo – che regge grazie agli stranieri. In leggera crescita anche l’
agricoltura ed il
terziario high-tech. Come emerge dal rapporto, il 2013 si è comunque confermato come un anno di recessione, con il Pil che in Toscana è sceso dell’1,4%. Ma in Italia la perdita del Pil è stata più pesante: -1,9%. Con il 2014 le perdite dovrebbero essersi finalmente fermate, mentre dal 2015 dovrebbe arrivare una prima, ancora non troppo vigorosa, ripresa, ed una crescita per l’economia toscana stimata attorno all’1,3%, in linea con le previsioni nazionali.
Ma è soprattutto la situazione del lavoro a presentare le più forti criticità: il
tasso di disoccupazione in Toscana, pur restando al di sotto della media nazionale, ha raggiunto l’8,7% (12,2% il dato italiano). I più colpiti sono stati i giovani: il tasso di disoccupazione degli under 30 ha raggiunto il 22%.
Nel quadro incerto e difficile di questi ultimi anni, la Toscana ha mantenuto comunque una
buona capacità di intercettare la domanda internazionale. In Toscana ci sono imprese che riescono a vendere: anche e soprattutto all’estero, in Europa ma anche in nuovi mercati emergenti. Imprese che sono riuscite a conquistare i mercati internazionali, facendo crescere la loro produzione ed il loro fatturato. Oltre 3mila sono imprese di tipo manifatturiero: soprattutto di medie e grandi dimensioni, ma vi sono anche piccole realtà aziendali interessanti. Secondo quanto conclude l’Irpet nel rapporto, è essenziale
rilanciare gli investimenti per potenziare l’effetto trainante della crescita delle esportazioni sulla ripresa economica.
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