4/5/2021
Il
nuovo aggiornamento ISTAT sulla mortalità in Italia ha reso disponibile la stima del numero di decessi totali (per tutte le cause) per le regioni italiane
fino al mese di marzo 2021.
Dall’inizio del 2021 in Italia i decessi sono stati oltre 192 mila, quasi 9 mila in più rispetto alla media 2015-2019. Se si osserva il trend mensile dei decessi totali nei 13 mesi di pandemia, cioè da marzo 2020 a marzo 2021 (
Figura 1), si nota come nel mese di
marzo 2021 si ha l’inversione di tendenza rispetto ai mesi precedenti, con un
rialzo del numero di decessi dopo diversi mesi in diminuzione, in seguito al picco associato alla seconda ondata nell’autunno scorso.
Figura 1: Decessi mensili per ripartizione e Italia per il periodo marzo 2020 – marzo 2021 (Fonte: ISTAT 2021)Rispetto al periodo di riferimento pre-pandemia, il quinquennio 2015-2019, nel mese di
gennaio 2021 si sono osservati 2421 decessi in più rispetto all’atteso, anche se l’
eccesso di mortalità è
concentrato nelle regioni del Nord (+9,5 pari a 3016 decessi in più), mentre sia nelle regioni del Centro che del Mezzogiorno la mortalità è più bassa dell’atteso (-2,8% e -0,9% rispettivamente). Il mese di
febbraio 2021 è caratterizzato da una
mortalità più bassa dell’atteso ovunque: al Nord (548 decessi in meno), al Centro (440 decessi in meno) e al Sud (439 decessi in meno).
Tabella 1: Decessi totali, variazioni percentuali e differenze tra i mesi di gennaio, febbraio e marzo 2021, rispetto al quinquennio 2015-2019.Nel mese di
marzo 2021 invece, vi è l’inversione di tendenza, come conseguenza della
terza ondata della pandemia. In Italia i decessi totali stimati sono 66208, ovvero 7941 in più, pari ad un incremento del +13,6%. È ancora il
Nord a mostrare gli
incrementi maggiori (+20%), soprattutto Piemonte (+36,8% pari a 1744 decessi in più), FVG (+27,5%, 372 decessi in più) e Lombardia (+24,3%, pari a 2131 decessi in più). In controtendenza la Liguria con una mortalità più bassa dell’atteso (-3,3). Nelle regioni del Centro l’incremento medio è del +6,5%: nel Lazio si osserva un decremento della mortalità rispetto alla media nel mese di marzo nel quinquennio 2015-2019 (-4,7%), mentre la mortalità totale risulta in eccesso in Toscana (+12,6%, 502 decessi in più), Marche (+23%) e Umbria (+14,4%). Nelle regioni del Sud l’incremento della mortalità nel marzo 2021 è del +9,2%, pari a 1795 decessi in più rispetto al quinquennio 2015-2019. I valori più alti si registrano in Puglia (+26%), Molise (+26,9%) e Abruzzo (+16%). Variazioni di segno opposto si osservano, invece, in Sicilia e Sardegna.
Il
confronto tra marzo 2021 e marzo 2020 mostra una situazione molto diversa: in Italia complessivamente si osserva una
riduzione della mortalità del -23,5% (oltre 20.000 decessi in meno), ma è soprattutto nelle Regioni del Nord, dove la prima ondata della pandemia ha colpito duramente, che le differenze sono maggiori (-38,4% pari a 20126 decessi in meno). Anche nelle regioni del Centro la mortalità è stata più bassa, -6%, mentre nelle regioni del Sud, di fatto non colpite particolarmente lo scorso anno, la mortalità nel mese di marzo 2021 è stata più alta di quella osservata nel marzo 2020 (+3,1%).
Complessivamente in 13 mesi di pandemia in Italia si sono verificati 821.000 decessi, quasi 115 mila in più rispetto all’atteso, secondo la media del quinquennio 2015-2019 (
Figura 2). In Lombardia si osserva l’incremento più alto (+36%, quasi 40.000 decessi in più), in Calabria la variazione percentuale più bassa (+3,8%, 863 decessi in più).
Figura 2: Variazioni % dei decessi totali nel periodo marzo 2020-marzo 2021, rispetto al quinquennio 2015-2019.In
Toscana nei
13 mesi di pandemia si osserva un
incremento dei
decessi totali del
+9,6%, equivalenti a circa 4600 decessi in più rispetto all’atteso, un dato sostanzialmente in linea con la media delle regioni del Centro.
Bilancio demografico 2020
In data 3 maggio 2021 l'ISTAT ha reso disponibili anche i dati demografici relativi all’anno 2020. In tutte le regioni italiane si osserva una
riduzione della popolazione residente,
conseguenza della diminuzione delle nascite (404mila nel 2020),
forte aumento della mortalità (746mila nel 2020) e
diminuzione del saldo migratorio, che seppur positivo, registra il dato più basso degli anni 2000 (79mila unità) e solo in parte riesce a compensare il grave saldo negativo del bilancio naturale.
In linea con il forte aumento della mortalità, l’impatto della
pandemia si riflette sulla diminuzione della speranza di vita. La speranza di vita alla nascita, senza distinzione di genere, scende a 82 anni, ben 1,2 anni sotto il livello del 2019 (Figura 3). Per osservare un valore analogo occorre risalire al 2012. Gli uomini sono più penalizzati: la loro speranza di vita alla nascita scende a 79,7 anni, ossia 1,4 anni in meno dell’anno precedente, mentre per le donne si attesta a 84,4 anni, un anno di sopravvivenza in meno. La speranza di vita a 65 anni scende a 19,9 anni (18,2 per gli uomini, 21,6 per le donne). La Toscana è in seconda posizione, dopo l’Umbria, con una speranza di vita di 80,9 anni negli uomini (-0,7 anni) e di 85,2 nelle donne (-0,5).
Figura 3: Stima della speranza di vita alla nascita. Anno 2020 e variazioni rispetto a 2019 (in rosso) (Fonte: ISTAT 2021).
Cause di morte nel bimestre marzo-aprile 2020
Infine si riporta l’analisi ISTAT sulle
cause di morte ad oggi disponibili per il bimestre marzo-aprile 2020, i due mesi più pesanti del primo impatto della pandemia sul nostro Paese.
Complessivamente in Italia nei mesi di marzo-aprile 2020 i decessi totali sono stati oltre 159 mila, età media 81,6 anni, di cui il 18,3% per
Covid-19,
terza causa di morte dopo malattie cardiovascolari e tumori. Rispetto ai mesi di marzo-aprile del quinquennio precedente i decessi in eccesso sono stati circa 49 mila. Il
60% di questo
eccesso è
attribuibile al Covid-19 (29.210), il 10% a polmoniti e il restante 30% ad altre cause.
Se si entra nel dettaglio delle singole patologie o gruppi di esse (Figura 4) si nota come nei mesi di marzo-aprile 2020 la mortalità per tumori sia sostanzialmente invariata rispetto al quinquennio precedente (-0,3%), in diminuzione quella per traumi e cause esterne (-4%) per effetto della sospensione della mobilità e attività lavorativa durante il lockdown, mentre risulta in forte aumento la mortalità per polmonite e influenza (+211%), per demenza e alzheimer (+49%), per diabete (+41%), per cardiopatie ipertensive (+40%).
Figura 4: Cause di morte marzo-aprile 2020. Confronto con la media 2015-2019 (Fonte: ISTAT 2021)La lettura di questi primi dati sulle cause di morte consente di ipotizzare un
importante ruolo,
diretto e indiretto, del
virus sulla mortalità della popolazione nei primi due mesi di pandemia. L’incremento di decessi dovuti a polmoniti o altre malattie respiratorie, infatti, sembra indicare che in questa prima fase della pandemia la difficoltà di diagnosticare una nuova patologia abbia prodotto una sottostima dei decessi a essa effettivamente dovuti. Per altre cause, quali ad esempio le cardiopatie ipertensive e il diabete, l’aumento dei decessi suggerisce, invece, un ruolo indiretto del Covid-19, attraverso l’accelerazione di processi morbosi già in atto o per gli effetti del sovraccarico delle strutture del Sistema sanitario nazionale.
Rispetto alle differenze per età, circa l’
85% dei
decessi per Covid-19 si sono verificati
oltre i 70 anni di età, ma anche prima dei 70 anni si stimano oltre 4 mila morti (4.253 casi). La
fascia di età più colpita è stata quella dei
70-79 anni, per la quale quasi un quarto della mortalità totale è direttamente attribuibile al Covid-19. Oltre gli 80 anni la quota di decessi per Covid-19 sui decessi totali si riduce, anche se non diminuisce l’eccesso di mortalità, segnale anche questo di una possibile sottonotifica dei decessi direttamente causati dal virus.
Si registra, infine, un forte incremento dei decessi negli istituti di cura pubblici e privati rispetto alla media 2015-19 (+46%), quasi interamente attribuibile alla mortalità per Covid-19, mentre si riducono del 4% quelli per altre cause non Covid-19.
Anche nelle abitazioni e nelle strutture residenziali o socio-assistenziali l’aumento dei decessi è rilevante (rispettivamente +27% e +155%) ma solo per una piccola parte risulta spiegato direttamente dal Covid-19. Anche questo dato potrebbe essere conseguenza di un mancato accesso alle cure ospedaliere nella fase più critica per il sistema sanitario e di una mancata diagnosi di casi Covid-19 all’inizio della pandemia.
Un’analisi di maggiore dettaglio sarà possibile quando le informazioni sulle cause di morte, sul luogo del decesso saranno disponibili per un periodo di tempo più esteso.
A cura di: Daniela Nuvolone, Agenzia regionale di sanità della Toscana