25/11/2021
È stato recentemente pubblicato su
Nature Medicine l’articolo
Boosting immunity to COVID-19 vaccines,
che affronta le tematiche riguardanti la necessità di mantenere la protezione contro le
varianti emergenti e di aumentare l'efficacia del vaccino nelle
popolazioni vulnerabili tra cui i soggetti con immunodeficienze primarie, i soggetti sottoposti a terapie immunosoppressive e gli anziani.
Sicuramente la velocità della ricerca scientifica, dei test clinici, della produzione e della distribuzione dei vaccini COVID-19 di prima generazione non ha precedenti. Già nel primo trimestre del 2021, paesi come Israele hanno raggiunto un'elevata copertura vaccinale. Tuttavia, ci sono segnali crescenti che l'immunità a livello di popolazione in tali nazioni potrebbe essere in calo e le infezioni in aumento.
Choi et al. hanno monitorato le risposte immunitarie di persone che sono state inizialmente vaccinate con due dosi di mRNA-1273 (Moderna) e, sei mesi dopo, hanno ricevuto una terza dose (richiamo) dello stesso vaccino, ma riformulato contro la variante Beta (B.1.351) della sequenza spike, o un vaccino multivalente contenente entrambe le sequenze della spike. I richiami sono stati ritenuti sicuri e hanno ripristinato efficacemente l'attività di neutralizzazione sierica, diminuita dopo la vaccinazione iniziale a due dosi. Lo studio ha dimostrato che una terza dose è in grado di rinforzare l'immunità anticorpale e aumentare la protezione contro le varianti. Da questo studio emerge, inoltre, che le risposte neutralizzanti contro la variante Beta, nota per sfuggire alle risposte anticorpali provocate dal vaccino, erano solo leggermente migliori in coloro che ricevevano un'immunizzazione di richiamo beta-specifica. Ciò potrebbe, tuttavia, cambiare in futuro poiché il virus continua ad evolvere sotto un livello sempre crescente di pressione immunitaria selettiva.
Nello studio di
Shroff et al. hanno indagato la risposta immunitaria alla vaccinazione dei pazienti con cancro, sottolineando che una ridotta risposta immunitaria di questi pazienti potrebbe essere potenzialmente collegata al tempo trascorso dall'ultimo trattamento citotossico. In tali soggetti la somministrazione di una terza dose di vaccino migliorava, infatti, le risposte anticorpali neutralizzanti nella maggior parte dei pazienti (16 su 20) .
Nel luglio 2021, Israele è diventato il primo paese al mondo a distribuire terze dosi di BNT162b2 nella popolazione generale di età ≥60 anni. Per le persone vaccinate almeno cinque mesi prima, una terza dose aveva indotto un aumento dei titoli (di 5-7 volte) di neutralizzazione e parallelamente una riduzione (11,3 volte) delle infezioni. Nel Regno Unito, i richiami sono stati inizialmente limitati agli individui immunocompromessi prima di essere estesi alla popolazione più ampia di età superiore ai 50 anni.
Sebbene manchino ancora i dati per supportare con certezza le tempistiche per la somministrazione della terza dose, è invece noto che l’immunogenicità e l'efficacia del vaccino a livello individuale varia in base a molteplici fattori (tra cui età e competenza del sistema immunitario) e che nel tempo la protezione diminuisce, mentre l’incidenza delle infezioni aumenta. L'immunizzazione con una terza dose induce rapidamente le risposte immunitarie contro SARS-CoV-2, ma la durata a lungo termine di tale protezione resta da determinare.
In conclusione, data la diminuzione della protezione vaccinale e l'emergere di nuove varianti, la somministrazione di vaccini efficaci contro il COVID-19 sarà fondamentale.
A cura di:
- Cristina Stasi, Centro interdipartimentale di epatologia CRIA-MASVE, Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica, AOU Careggi
- Caterina Silvestri, Agenzia regionale di sanità della Toscana