11/2/2022
La Commissione tecnico-scientifica (CTS) dell'
Agenzia italiana del farmaco ha definito i criteri di utilizzo del medicinale Paxlovid per la cura di COVID-19.
Paxlovid è un farmaco
antivirale da somministrare
per uso orale e contiene
due principi attivi, PF-07321332 e ritonavir, in due compresse diverse: una contenente il principio attivo
nirmatrelvir e l'altra contenente il principio attivo
ritonavir.
Il farmaco aveva già avuto nel dicembre 2021 il parere favorevole della commissione tecnico scientifica-per la distribuzione in emergenza e a gennaio 2022 il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’
EMA aveva raccomandato l’autorizzazione del medicinale per il trattamento di COVID-19 in adulti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono a maggior rischio di progredire verso la forma grave della malattia.
In Italia, pertnato, il
trattamento con Paxlovid è indicato in pazienti adulti non ospedalizzati con infezione recente da SARS-CoV-2 con malattia lieve-moderata che non necessitano di ossigenoterapia e con condizioni cliniche concomitanti a rischio per lo sviluppo di una forma grave di COVID-19.
I dati a supporto di questa autorizzazione all’uso di emergenza si basano sull'analisi del
trial clinico EPIC-HR (NCT04960202), di fase 2/3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo in soggetti adulti sintomatici non ospedalizzati con diagnosi confermata in laboratorio di infezione da SARS-CoV -2. I soggetti eleggibili erano di età ≥ 18 anni e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentavano specifici fattori di rischio per lo sviluppo di una forma severa di COVID-19 (tra questi: diabete, sovrappeso con BMI >25, malattia polmonare cronica, malattia renale cronica, fumo, malattia immunosoppressiva o trattamento immunosoppressivo, malattie cardiovascolari, ipertensione, anemia falciforme, cancro attivo, età ≥60 anni indipendentemente dalle comorbidità).
Nello studio sono stati
inclusi i soggetti con insorgenza dei sintomi COVID-19 per un periodo ≤5 giorni, randomizzati (1:1) a ricevere PAXLOVID (nirmatrelvir/ritonavir 300 mg/100 mg) o placebo per via orale ogni 12 ore per 5 giorni. Lo studio ha escluso individui con una storia di precedente infezione o vaccinazione da COVID-19. L'endpoint primario di efficacia era stimare la proporzione di soggetti con ospedalizzazione correlata a COVID-19 o morte per qualsiasi causa fino al 28° giorno (tutti i soggetti trattati con insorgenza dei sintomi ≤ 3 giorni che al basale non avevano ricevuto né ci si aspettava che ricevessero un trattamento terapeutico con anticorpi monoclonali anti - COVID-19). Gli endpoint secondari di efficacia includevano le valutazioni dell'ospedalizzazione da COVID-19 o della morte per qualsiasi causa fino al 28° giorno (tutti i soggetti trattati con insorgenza dei sintomi ≤5 giorni che al basale non avevano né avrebbero dovuto ricevere trattamento terapeutico con anticorpi monoclonali COVID-19).
Un totale di 2.246 soggetti erano stati randomizzati a ricevere Paxlovid o placebo. Al basale, l'età media era di 46 anni (51% maschi), il 72% era di razza caucasica, il 5% di razza africana e il 14% asiatico, il 45% era ispanico o latino; il 66% dei soggetti ha manifestato sintomi ≤3 giorni dall'inizio del trattamento in studio; la carica virale media al basale era 4,63 log10 copie/mL (2,87); Il 26% dei soggetti aveva una carica virale basale >10^7 (unità); Il 6% dei soggetti aveva ricevuto o avrebbe dovuto ricevere un trattamento con anticorpi monoclonali per COVID-19 al momento della randomizzazione ed è stato escluso dalle analisi.
Le caratteristiche demografiche e della malattia di base erano bilanciate tra i gruppi che ricevevano PAXLOVID e il gruppo placebo.
Nello studio registrativo, Paxlovid si è dimostrato efficace nel ridurre dell’88% il rischio di ospedalizzazione e morte rispetto al placebo (IC 95%: 75%, 94%). Nello specifico, il ricovero o la morte si erano verificati in 8 soggetti/1039 (0.8%) trattati con PAXLOVID rispetto a 66/1046 (6.3%) del gruppo placebo. Non sono stati segnalati decessi nel gruppo PAXLOVID rispetto ai 12 decessi del gruppo placebo.
La
variante principale di SARS-CoV-2 in entrambi i bracci di trattamento era la variante Delta. Rispetto al placebo, il trattamento con Paxlovid è stato associato ad una riduzione di circa 0,9 log10 copie/mL maggiore dei livelli di RNA virale nei campioni nasofaringei fino al 5° giorno, con risultati simili osservati nelle popolazioni di analisi. Le analisi dei sottogruppi mostravano risultati simili.
Per quanto concerne la sicurezza di
Paxlovid, su un totale di 2.224 soggetti adulti sintomatici di età pari o superiore a 18 anni, di cui 1.109 avevano ricevuto almeno una dose di Paxlovid e 1.115 il placebo, ad alto rischio di sviluppare una grave malattia da COVID-19, gli eventi avversi sono stati quelli segnalati mentre i soggetti stavano assumendo il farmaco in studio e fino al 34° giorno dopo l'inizio del trattamento. Gli eventi avversi (tutti i gradi indipendentemente dalla causalità) nel gruppo Paxlovid (≥1%) che si sono verificati con una frequenza maggiore (≥5 soggetti) rispetto al gruppo placebo sono stati disgeusia (6% vs <1%, rispettivamente), diarrea ( 3% vs 2%), ipertensione (1% vs <1%) e mialgia (1% vs <1%).
Le percentuali di soggetti che hanno interrotto il trattamento a causa di un evento avverso sono state del 2% nel gruppo Paxlovid e del 4% nel gruppo placebo.
Sulla base degli studi di laboratorio, è previsto che Paxlovid agisca anche contro Omicron e altre varianti.
A cura di:
- Cristina Stasi, Centro interdipartimentale di epatologia CRIA-MASVE, Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica, AOU Careggi
- Caterina Silvestri, Agenzia regionale di sanità della Toscana