30/8/2022
E’ stato recentemente pubblicato da Cohen e colleghi su
JAMA Network Open l’articolo
Association of Receiving a Fourth Dose of the BNT162b Vaccine With SARS-CoV-2 Infection Among Health Care Workers in Israel,
che ha avuto l’obiettivo di valutare, durante il periodo di massima incidenza della variante Omicron, i tassi di infezione tra gli operatori sanitari che avevano ricevuto 3 dosi di
vaccino BNT162b2 (Pfizer) confrontati con quelli di coloro che avevano ricevuto 4 dosi.
Nonostante la terza dose di vaccino abbia ridotto notevolmente il tasso di infezioni, malattie gravi e mortalità durante l'ondata epidemica dovuta alla variante Delta, la
variante Omicron,
altamente infettiva, ha causato un numero significativo di infezioni nella popolazione di vaccinati con tre dosi. Pertanto, a seguito del successo e della sicurezza della terza dose nella prevenzione sia dell’infezione che delle malattie gravi e assumendo un'immunità in declino della terza dose, il Ministero della Salute israeliano ha raccomandato la somministrazione, su base volontaria, del vaccino BNT162b2 agli adulti di età superiore ai 60 anni, agli immunocompromessi e al personale sanitario.
Allo studio hanno aderito 11 ospedali israeliani e la coorte dello studio includeva tutti gli operatori sanitari vaccinati con 3 dosi di vaccino BNT162b2 (Pfizer) e che non avevano contratto COVID-19 in qualsiasi momento prima della campagna vaccinale con la quarta dose (2 gennaio 2022). Poiché il 99% dei soggetti a cui era stata somministrata la quarta dose aveva ricevuto la terza dose nei mesi di agosto e settembre 2021, l'analisi e il confronto dei dati di coloro che avevano ricevuto la terza dose rispetto a quelli che avevano ricevuto la quarta dose è stata effettuata solo durante questi mesi.
Complessivamente, negli 11 ospedali partecipanti a questo studio tra agosto e settembre 2021, la terza dose era stata somministrata ad un totale di 29.611 operatori sanitari, di cui il 65% dei soggetti erano di sesso femminile e il 35% di sesso maschile e presentavano un’età media di 44 anni. Di questi operatori sanitari, 7.370 (25%) erano medici, 8.946 (30%) infermieri e 13.295 (45%) appartenevano ad altre professioni sanitarie. La quarta dose è stata somministrata in una percentuale maggiore di operatori sanitari di sesso maschile rispetto agli operatori sanitari di sesso femminile (25% vs 16%). La somministrazione della quarta dose era inoltre più frequente nella coorte più anziana rispetto a quella più giovane (nella coorte di età ≥60 anni, la quarta dose era stata somministrata al 42% dei soggetti; in quella di età compresa tra 40 e 59 anni, la quarta dose era stata somministrata al 19% dei soggetti e nella coorte di età <40 anni, la quarta dose era stata somministrata al 10% dei soggetti. La somministrazione della quarta dose era prevalente nei medici (26%) rispetto al personale infermieristico (14%) e ad altre professioni (18%).
Nel mese di gennaio 2022, un totale di 5.519 operatori sanitari avevano ricevuto la quarta dose. Di questi operatori sanitari, 188 avevano contratto COVID-19 entro 1 settimana dalla vaccinazione e pertanto sono stati inclusi nel gruppo a 3 dosi, creando un gruppo a 4 dosi costituito da 5331 operatori sanitari.
I tassi di infezione erano del 7% (368 soggetti infetti su 5331) nel gruppo che aveva ricevuto 4 dosi e del 20% (4802 su 24.280) nel gruppo aveva ricevuto 3 dosi.
In conclusione, nonostante
alcuni limiti dello studio, tra cui il
breve periodo di follow-up e la somministrazione su base volontaria della quarta dose, con la possibilità che gli stessi soggetti siano stati più attenti a evitare di contrarre l’infezione, i risultati di questo studio hanno dimostrato che la somministrazione della quarta dose di vaccino BNT162b2 era associata a una significativa diminuzione del tasso di infezione da COVID-19 tra gli operatori sanitari in Israele. Pertanto, secondo gli autori, nelle possibili future ondate epidemiche di COVID-19, la somministrazione di una dose aggiuntiva di vaccino (quarta dose) dovrebbe essere considerata un metodo efficace non solo per prevenire l’infezione ma anche per preservare le condizioni operative del sistema sanitario.
A cura di:
- Cristina Stasi, Centro interdipartimentale di epatologia CRIA-MASVE, Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica, AOU Careggi
- Caterina Silvestri, Agenzia regionale di sanità della Toscana