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World AIDS Day 2024, l'ARS aggiorna i dati su HIV-AIDS in Toscana

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In occasione della giornata mondiale di lotta contro l'AIDS, che si celebra il 1 dicembre, l'Agenzia regionale di sanità pubblica l'aggiornamento periodico sulla situazione nella nostra regione per quanto riguarda i casi di HIV e AIDS. 

Interruzione volontaria di gravidanza in Toscana

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Grazie agli sforzi fatti in questi anni per aiutare a prevenire le gravidanze indesiderate e a diffondere l’informazione sulla procreazione responsabile, in particolare dai consultori familiari verso la popolazione immigrata o minorenne, anche con l’accesso alla contraccezione, gratuita dal 2018 (delibere regionali n. 1251/2018 e 394/2019), il fenomeno delle IVG è in diminuzione in Toscana, così come in Italia. Durante la pandemia da Covid-19, l’IVG è stata inserita da Decreto ministeriale tra le procedure “indifferibili” e quindi garantite anche durante lo stato di emergenza.

Interruzione volontaria di gravidanza in Toscana

Grazie agli sforzi fatti in questi anni per aiutare a prevenire le gravidanze indesiderate e a diffondere l’informazione sulla procreazione responsabile, in particolare dai consultori familiari verso la popolazione immigrata o minorenne, anche con l’accesso alla contraccezione, gratuita dal 2018 (delibere regionali n. 1251/2018 e 394/2019), il fenomeno delle IVG è in diminuzione in Toscana, così come in Italia. Durante la pandemia da COVID-19, l’IVG è stata inserita da decreto ministeriale tra le procedure “indifferibili” e quindi garantite anche durante lo stato di emergenza.

World AIDS Day 2023, l'ARS aggiorna i dati epidemiologici su HIV-AIDS in Toscana

HIV

In Italia, nel 2022, l’incidenza HIV è pari 3,2 nuove diagnosi per 100.000 residenti. Rispetto all’incidenza riportata dai Paesi dell’Unione Europea, l’Italia si posiziona al di sotto della media europea (5,1 nuovi casi per 100.000 residenti). La Toscana con 4 nuove diagnosi per 100.000 residenti, è la seconda regione italiana dopo il Lazio (4,8 per 100.000) con incidenza più alta [1].

La salute di genere in Toscana: politiche, bisogni di salute e cure erogate

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L’11 maggio scorso è stato presentato in una giornata seminariale il nuovo Documento Arsdedicato alla Salute di genere in Toscana

a 10 anni dalla sua prima edizione. Attraverso la collaborazione con i maggiori esperti che fanno parte della rete professionale sanitaria toscana sono stati analizzati molti aspetti relativi alla salute ed al ricorso ai servizi sanitari letti sotto l’ottica della differenza di genere. In questo approfondimento riportiamo parte dei contributi di maggiore rilevanza e/o innovativi rispetto al tema. 

La situazione HIV/AIDS in Toscana: aggiornamento 2022

In occasione della Giornata mondiale 2022 contro l'AIDS, che ricorre il 1 dicembre, l'ARS aggiorna la situazione su HIV/AIDS in Toscana.

Diminuisce l’incidenza ma aumenta la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da HIV (con bassi CD4 o in AIDS). La Toscana ha come ogni hanno tassi di incidenza per Hiv e Aids più alti rispetto alla media italiana e si colloca nel panorama italiano tra le regioni ad incidenza più alta.

La riduzione delle diagnosi osservata potrebbe suggerire varie ipotesi:

  • una reale diminuzione, risultato di molteplici azioni quali: efficienti campagne di prevenzione, la sensibilizzazione alle terapie come profilassi Pre-Esposizione (PrEP: somministrazione preventiva di farmaci per contrastare il rischio di acquisizione sessuale), così come il tempestivo utilizzo della profilassi post esposizione (PEP)
  • una sottonotifica/sottodiagnosi a seguito di un ritardo di notifica di alcune schede dai centri clinici, reparti di malattie fortemente impegnati per la cura del Covid-19 e dalle misure necessarie per il contenimento della pandemia che potrebbero aver ridotto l’accesso ai servizi

L’aumento delle diagnosi tardive rende plausibile la possibilità che una quota di diagnosi sia stata ritardata in seguito all’emergenza Covid-19: le restrizioni imposte dalla pandemia da Covid-19 potrebbero aver impedito o scoraggiato molte persone a recarsi presso le strutture sanitarie per effettuare un test. La diagnosi tardiva suggerisce problemi persistenti con l'accesso e la diffusione del test. Per ridurre l'alta percentuale di persone con diagnosi tardiva, è essenziale dare priorità a una serie di interventi di sanità pubblica finalizzati ad aumentare la consapevolezza sul grado di diffusione dell’infezione e sulle modalità di trasmissione e prevenzione e facilitare all’accesso ai test.

HIV

In Italia, nel 2021, l’incidenza HIV è pari 3 nuove diagnosi per 100.000 residenti. Rispetto all’incidenza riportata dai Paesi dell’Unione Europea, l’Italia si posiziona al di sotto della media europea (4,3 nuovi casi per 100.000 residenti). La Toscana con 4 nuove diagnosi per 100.000 residenti, è tra le regioni con incidenza più alta della media italiana.

Figura 1. Numero di nuove diagnosi di HIV in Toscana e tasso di notifica (per 100.000 residenti) per genere ed anno di diagnosi. Anni 2009-2021
fig1 approf HIV AIDS 2022
Dai dati del Sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv regionale, gestito da Ars, risulta che le nuove diagnosi di infezione da HIV notificate in Toscana, ai residenti e non (dati aggiornati al 28 novembre 2022), stabili dal 2009 al 2016, sono in diminuzione negli ultimi anni, in particolare nel 2020 e nel 2021, anni in cui la segnalazione delle nuove diagnosi può aver maggiormente risentito dell’emergenza Covid-19: 154 casi (tasso di notifica: 4,2 per 100.000 residenti) nel 2020, in diminuzione del 14% rispetto al 2019 quando i casi erano 180 e del 56% rispetto al 2016 quando i casi erano 351; 148 casi nel 2021 (tasso di notifica: 4,0 per 100.000 residenti) in calo di un ulteriore 4% rispetto al 2020 (Figura 1). I casi del 2019-2021 potrebbero essere sottostimati a seguito di un ritardo di notifica di alcune schede dai centri clinici, reparti di malattie fortemente impegnati per la cura del Covid-19 e dalle misure necessarie per il contenimento della pandemia che potrebbero aver ridotto l’accesso ai servizi. Dobbiamo considerare che la reale diminuzione potrebbe essere il risultato di molteplici azioni quali: efficienti campagne di prevenzione, la sensibilizzazione alle terapie come profilassi Pre-Esposizione (PrEP: somministrazione preventiva di farmaci per contrastare il rischio di acquisizione sessuale), così come il tempestivo utilizzo della profilassi post esposizione (PEP). E’ da considerare l’importanza fondamentale della terapia delle persone sieropositive come prevenzione (TaSP) con il raggiungimento della non rilevabilità del virus nel sangue (U=U: Undetectable=Untransmittable).

Nel biennio 2020-21 il 76,8% dei casi notificati riguarda il genere maschile (rapporto maschi/femmine 3,3:1; incidenza maschi: 6,5 per 100.000; femmine: 1,8 per 100.000). I più colpiti sono i giovani di età compresa tra 25 e 29 anni, seguiti dai 30-39 enni e dagli adulti di età compresa tra 40 e 49 anni, in tutte le fasce di età si registra una diminuzione dei casi rispetto al biennio precedente, più marcata tra i ragazzi under 25 (Figura 2). Per le femmine si osservano ampie variazioni dell’’età mediana al momento della diagnosi di infezione, che passa da 32 anni (range interquartile: IQR: 27-41 anni) nel 2009-11 a 43 anni (IQR: 31-51 anni) nel 2020-21; per i maschi l’età mediana alla diagnosi resta più stabile negli anni sui 44 anni. I casi pediatrici, che presentano quasi tutti modalità di trasmissione verticale tra madre e figlio, sono diventati rari, grazie alla terapia antiretrovirale somministrata alla madre sieropositiva e all’introduzione del test per HIV tra gli esami previsti nel libretto di gravidanza. Non si sono verificati casi pediatrici negli ultimi sei anni in Toscana.

Figura 2. Tasso di notifica (per 100.000 residenti) di HIV per classi di età alla diagnosi. Biennio 2020-2021 e confronto triennio 2018-2019
fig2 approf HIV AIDS 2022
Tra i casi diagnosticati in Toscana nel biennio 2020-21, 98 (32,7% del totale) riguardano la popolazione straniera: le nazionalità straniere più frequenti sono Perù, Brasile e Nigeria. I tassi grezzi dei casi per cittadinanza (Figura 3) evidenziano sia per gli stranieri che per gli italiani un andamento in diminuzione negli anni sebbene i tassi degli straneri si mantengono quasi 4 volte superiori a quelli degli italiani.

Figura 3. Tasso di notifica (per 100.000 residenti) di HIV per cittadinanza ed anno di diagnosi. Anni 2009-2021
fig3 approf HIV AIDS 2022
La maggior parte delle infezioni da HIV è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, a sottolineare l’abbassamento del livello di guardia e la bassa percezione del rischio nella popolazione. I rapporti eterosessuali rappresentano la modalità di trasmissione nettamente più frequente per le donne (87,1% nell’ultimo biennio). Nei maschi il contagio è nel 36,6% eterosessuale e nel 51,7% dei casi omosessuale. Le persone che si sono infettate a causa dell’uso di droghe iniettive sono il 6% in entrambi i generi (Figura 4).


Una quota importante di pazienti si presenta tardi alla diagnosi di sieropositività, evidenziando già un quadro immunologico compromesso. Una diagnosi tardiva dell’infezione Hiv comporta una maggiore probabilità di infezioni opportunistiche (quindi malattia conclamata) ed un eventuale ritardo dell’inizio della terapia. Inoltre nei pazienti con infezione avanzata con virus replicante e non in terapia, la viremia persistentemente rilevabile favorisce la trasmissione del virus e pertanto la diffusione del contagio.


La consapevolezza da parte del paziente del proprio stato di sieropositività è un elemento molto importante in quanto permette di accedere tempestivamente alla terapia antiretrovirale e di ridurre la probabilità di trasmissione dell’infezione legata a comportamenti a rischio. Il 29,1% è già in AIDS conclamato al momento della diagnosi di sieropositività. Il 47% è Advanced Hiv Disease (AHD) e il 60,4% è Late Presenter (LP) ovvero si presenta alla prima diagnosi di sieropositività con una patologia indicativa di AIDS o con un quadro immunologico già compromesso (Figura 5). Il trend delle diagnosi tardive già in crescita negli anni, si accentua nel 2020-21, facendo ipotizzare che potrebbe esserci stato un ritardo diagnostico a causa della pandemia da Covid-19.

Figura 4. Modalità di trasmissione dei casi adulti di HIV notificati in Toscana per genere. Anni 2009-2021


fig4 approf HIV AIDS 2022
MSM: Maschi che fanno sesso con maschi
IDU: (Injection Drug Users) Uso di sostanze stupefacenti per via endovenosa
Altro: ha ricevuto fattori della coagulazione/trasfusione, cellule staminali, contatto accidentale con sangue, ecc


Figura 5. Late Presenter, Advanced HIV Disease, AIDS al momento della diagnosi di sieropositività
fig5 approf HIV AIDS 2022
LP: Late Presenter: numero di CD4< 350 cell/ µL o patologia indicativa di AIDS
AHD: Advanced HIV Disease: numero di CD4< 200 cell/ µL o patologia indicativa di AIDS

La bassa percezione del rischio della popolazione viene confermata dal fatto che il 61,8% dei pazienti effettua il test nel momento in cui vi è il sospetto di una patologia HIV-correlata o una sospetta malattia a trasmissione sessuale (MTS) o un quadro clinico di infezione acuta e solo il 33,6% lo effettua spontaneamente per percezione di rischio. Nelle femmine oltre a queste due motivazioni, si aggiunge una quota importante di donne che ha eseguito il test durante un controllo ginecologico in gravidanza (15%). Gli MSM continuano ad avere una maggior percezione del rischio rispetto agli eterosessuali, effettuando il test spontaneamente per percezione del rischio nel 46,9% dei casi (19,1% negli etero maschi e 25,3% nelle femmine etero) (Figura 6).

Figura 6. Motivo di esecuzione del test dei casi adulti di HIV notificati in Toscana per modalità di trasmissione del virus e genere. Anni 2009-2021
fig6 approf HIV AIDS 2022

AIDS

L’andamento dei casi di AIDS in Toscana (Figura 7) è analogo a quello nazionale: si evidenzia un incremento dell’incidenza dall’inizio dell’epidemia sino al 1995, seguito da una rapida diminuzione dal 1996 fino al 2000 e da una successiva costante lieve diminuzione, accentuata nel 2020 e nel 2021 con 47 e 53 casi notificati rispettivamente, corrispondenti ad un tasso di notifica di 1,3 e 1,4 per 100.000 abitanti (dati aggiornati al 28 novembre 2022). I casi dell’ultimo anno potrebbero essere sottostimati a seguito di un ritardo di notifica di alcune schede dai centri clinici, reparti di malattie infettive impegnati per la cura del Covid, oppure a causa di una ridotta presentazione delle persone con una situazione clinica aggravata per timore di esporsi al Covid-19 recandosi in ospedale, ma comunque una leggera riduzione dei casi potrebbe essere reale come conseguenza stessa della riduzione dei casi di HIV.

L’incidenza per area geografica mostra in Italia la persistenza di un gradiente Nord-Sud nella diffusione della malattia nel nostro paese, come risulta dall’incidenza che è mediamente più bassa nelle regioni meridionali. La Toscana, secondo gli ultimi dati pubblicati dall’ISS, continua ad avere un tasso di incidenza leggermente maggiore rispetto a quello nazionale (0,97 per 100.000 vs 0,6 per 100.000 residenti) e a collocarsi tra le regioni con incidenza più alta.

Figura 7. Numero di casi di AIDS notificati in Toscana per anno di diagnosi e genere. Anni 1985-2021
fig7 approf HIV AIDS 2022

In Toscana, dall’inizio dell’epidemia al 31 dicembre 2021, sono stati notificati 5080 nuovi casi di AIDS. I casi pediatrici risultano 55: 52 casi registrati prima del 2001, 1 nel 2011, 1 nel 2012 e un caso nel 2015. Nessun caso è stato registrato negli ultimi 6 anni. Ci si ammala di AIDS in età sempre più avanzata: l’età mediana alla diagnosi presenta, nel corso degli anni, un aumento progressivo in entrambi i generi. Ciò si verifica in seguito ai cambiamenti nei comportamenti individuali: la modalità di trasmissione è passata da essere legata alla tossicodipendenza e al mondo giovanile alla trasmissione per via sessuale che riguarda non più solo i giovani ma tutta la popolazione. L’età

aumenta anche per effetto della terapia farmacologia che ritarda, anche di molto, la progressione dell'HIV in AIDS. Si è così passati dalle età mediane di 31 anni nel 1990-91, ai 39 anni nel 2000-01, fino ad arrivare ai 47 anni nel biennio 2021-21. A fronte di una stabilizzazione dei casi notificati si contrappone un forte incremento dei casi prevalenti (2.333 al 31/12/2021), legato all’aumento della sopravvivenza (Figura 8).

Figura 8. Tassi di notifica e prevalenza di AIDS (per 100.000 residenti) notificati in Toscana. Anni 1988-2021
fig8 approf HIV AIDS 2022
La modalità di trasmissione del virus HIV ha subito nel corso degli anni un’inversione di tendenza: il maggior numero di infezioni non avviene più, come agli inizi dell’epidemia per la tossicodipendenza ma è attribuibile a trasmissione sessuale, soprattutto eterosessuale. Queste due ultime categorie di trasmissione rappresentano nell’ultimo biennio l’86,0% dei nuovi casi adulti di AIDS e, in particolare, il 58,0% è relativo a rapporti eterosessuali (Figura 9).


Figura 9. Modalità di trasmissione dei casi adulti di AIDS notificati in Toscana. Anni 1986-2021
fig9 approf HIV AIDS 2022
MSM: Maschi che fanno sesso con maschi
IDU: (Injection Drug Users) Uso di sostanze stupefacenti per via endovenosa
Altro: ha ricevuto fattori della coagulazione/trasfusione, cellule staminali, contatto accidentale con sangue, ecc


Questo dato sottolinea l’abbassamento del livello di guardia nella popolazione generale: gli eterosessuali non si ritengono soggetti “a rischio” ed invece rappresentano la categoria che più ha bisogno di informazione. Molti dei nuovi sieropositivi, che hanno contratto il virus attraverso rapporti sessuali non protetti, non sanno di esserlo e continuano a diffondere la malattia senza avere coscienza del rischio. Si osserva che la proporzione di pazienti con una diagnosi di sieropositività vicina (meno di 6 mesi) alla diagnosi di AIDS è in costante aumento nel tempo (Figura 10) ed è più elevata tra coloro che hanno come modalità di trasmissione i rapporti eterosessuali. Questi risultati indicano che molti soggetti ricevono una diagnosi di AIDS avendo scoperto da poco tempo la propria sieropositività.

Figura 10. Tempo intercorso tra la diagnosi di HIV e la diagnosi di AIDS dei casi adulti di AIDS notificati in Toscana. Anni 1994-2021
fig10 approf HIV AIDS 2022





A cura di:

  • Monia Puglia e Fabio Voller - Agenzia regionale di sanità della Toscana
  • Francesca Vichi- U.O. Malattie infettive - Ospedale Santa Maria Annunziata, Bagno a Ripoli, Firenze 

ARS geolocalizza i consultori familiari pubblici della Toscana e ne descrive utenza e attività

In Toscana i consultori sono diventati negli anni un punto di riferimento del percorso nascita del servizio sanitario, ad esempio per la consegna dei libretti di gravidanza, per i corsi di accompagnamento alla nascita e nella prevenzione delle interruzioni volontarie di gravidanza.

La situazione HIV/AIDS in Toscana: aggiornamento 2021

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In Italia, la raccolta sistematica dei dati sui casi di sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) è iniziata nel 1982 e nel giugno 1984 è stata formalizzata in un sistema di sorveglianza nazionale attraverso il quale vengono segnalati i casi di malattia diagnosticati dalle strutture cliniche del Paese. Con il decreto ministeriale del 28 novembre 1986 (Gazzetta ufficiale n. 288 del 12 dicembre 1986), l’AIDS è divenuta in Italia una malattia infettiva a notifica obbligatoria, ovvero è sottoposta a notifica speciale mediante la compilazione di un’apposita scheda che il medico segnalatore compila e trasmette sia all’Agenzia regionali di sanità della Toscana (ARS) sia al centro operativo AIDS dell’Istituto superiore di sanità.

Percorso nascita, è la Toscana la prima regione a introdurre il test NIPT per ridurre il ricorso inappropriato alla diagnostica prenatale invasiva

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Dal 1 marzo 2019 la Regione Toscana ha introdotto all’interno del percorso nascita il NIPT (Non Invasive Prenatal Testing): un test non invasivo di screening, per determinare il rischio di gravidanza con anomalie cromosomiche, che viene effettuato mediante un prelievo di sangue alla madre dalla fine della decima settimana di gestazione.

Possibili effetti indiretti della pandemia da COVID-19 sulla salute dei bambini: vi è stato un ritardo negli accessi in Pronto soccorso in Regione Toscana?

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    Bibliografia:


    Lazzerini M, Barbi E, Apicella A. et al. Delayed access or provision of care in Italy resulting from fear of COVID-19. Lancet Child Adolesc Health 2020 May;4(5): e10-e11.

    Vierucci F, Bacci C, Mucaria C et al. How COVID-19 Pandemic Changed Children and Adolescents Use of the Emergency Department: the Experience of a Secondary Care Pediatric Unit in Central Italy. SN Compr Clin Med 2020 Sep 23;1-11

    Lynn RM, Avis JL, Lenton S. et al. Delayed access to care and late presentations in children during the COVID-19 pandemic: a snapshot survey of 4075 paediatricians in the UK and Ireland. Arch Dis Child 2021 Feb;106(2): e8

    Roland D, Harwood R, Bishop N et al.

    Children's emergency presentations during the COVID-19 pandemic. Lancet Child Adolesc Health. 2020 Aug;4(8): e32-e33

    Snapiri O, Rosenberg Danziger C, Krause I et al. Delayed diagnosis of paediatric appendicitis during the COVID-19 pandemic. Acta Paediatr. 2020 Aug;109(8):1672-1676.

    Place R, Lee J, Howell J. Rate of Pediatric Appendiceal Perforation at a Children's Hospital During the COVID-19 Pandemic Compared With the Previous Year. JAMA Netw Open. 2020 Dec 1;3(12): e2027948


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Inquadramento del problema

Benché la pandemia da COVID-19 abbia sostanzialmente risparmiato i bambini, che non hanno avuto infezioni gravi, molto si è scritto in questi mesi su altri possibili effetti negativi sulla loro salute: dai problemi neuropsicologici a una diminuzione nell’accesso ai servizi.

Il ruolo dei bambini e delle scuole nella diffusione della pandemia da SARS-CoV-2

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In relazione al dibattito sul ruolo dei bambini e della apertura delle scuole nella trasmissione del SARS-CoV-2 è recentemente stato pubblicato un aggiornamento di un documento dello European Centre for Disease Prevention and Control.

Di seguito se ne riportano i messaggi chiave, vale a dire l’estrema sintesi dei risultati delle analisi epidemiologiche riportati nel documento:

  • È opinione diffusa che la decisione di chiudere le scuole per controllare la pandemia di COVID-19 dovrebbe essere utilizzata come ultima risorsa. L'impatto negativo che la chiusura proattiva delle scuole avrebbe sulla salute fisica, mentale e sull'istruzione dei bambini, nonché l'impatto economico sulla società, probabilmente supererebbe i benefici.
  • Nei dati di sorveglianza, tra i casi di COVID-19 infantile, i bambini di età compresa tra 1 e 18 anni hanno tassi di ospedalizzazione, di ospedalizzazione per condizioni gravi e di mortalità inferiori rispetto a tutti gli altri gruppi di età.
  • I bambini di tutte le età sono a rischio di trasmettere il virus. I bambini più piccoli, tuttavia, sembrano essere meno suscettibili all’infezione e, anche quando sono infetti, trasmettono il virus meno frequentemente rispetto ai bambini più grandi e agli adulti.
  • Questo rapporto non considera l'epidemiologia di COVID-19 a proposito delle nuove varianti di SARS-CoV-2, come quella recentemente osservata nel Regno Unito, per le quali non sono ancora disponibili prove solide sul potenziale impatto nelle strutture scolastiche.
  • La chiusura delle scuole può contribuire a ridurre la trasmissione di SARS-CoV-2, ma senza altri interventi non farmacologic (NPI), come le restrizioni sugli assembramenti, non è sufficiente a prevenire la trasmissione di COVID-19.
  • Il ritorno a scuola dei bambini intorno a metà agosto 2020 ha coinciso con un generale allentamento delle misure di distanziamento ma non sembra essere stato la causa dell’aumento dei casi che si è osservato in molti Stati membri dell'UE a partire dall'ottobre 2020. I tassi di notifica dei casi osservati dall'agosto 2020 per i ragazzi di età compresa tra 16 e 18 anni sono sovrapponibili a quelli degli adulti di età compresa tra 19 e 39 anni.
  • La trasmissione di SARS-CoV-2 può avvenire all'interno delle strutture scolastiche e sono stati segnalati cluster nelle scuole materne, primarie e secondarie. L'incidenza del COVID-19 negli ambienti scolastici sembra tuttavia essere influenzata dai livelli di trasmissione nella comunità. Nei paesi in cui è stata condotta un'indagine epidemiologica, la trasmissione nelle scuole ha rappresentato una piccola proporzione di tutti i casi di COVID-19.
  • Gli insegnati e gli adulti all'interno dell'ambiente scolastico non sono generalmente considerati a più alto rischio di infezione rispetto ad altre occupazioni; le attività didattiche che prevedono un maggior contatto possono essere associate a un rischio più elevato.
  • Negli ambienti scolastici gli interventi non farmacologici sotto forma di distanziamento fisico per evitare l'affollamento, nonché le misure di igiene e sicurezza sono essenziali per prevenire la trasmissione. Le misure devono essere adattate all’ambiente e alla classe di età e devono considerare la necessità di prevenire la trasmissione e di fornire ai bambini un ambiente di apprendimento e sociale ottimale.

L'analisi di oltre 1,8 milioni di casi del sistema di sorveglianza europeo (TESSy) tra il 1° agosto e il 29 novembre 2020 riportati in tabella ha dimostrato che:

  • I bambini di età compresa tra 1 e 11 anni sono sottorappresentati tra i casi rispetto alla popolazione generale. Tuttavia, la percentuale di casi nei bambini di età compresa tra 12-15 e 16-18 anni è all'incirca uguale e supera leggermente, rispettivamente, la percentuale della popolazione tra queste età. Dai dati di sorveglianza non è possibile determinare se i bambini più piccoli di età inferiore a 12 anni hanno meno probabilità di essere infettati dal virus o semplicemente hanno meno probabilità di diventare un caso confermato di COVID-19 (ad esempio a causa della presentazione clinica e/o delle strategie di test).
  • I bambini di tutte le età sono sottorappresentati tra i casi con esiti gravi (ricovero in ospedale, ricovero grave, definito come ricovero in terapia intensiva o che richiede supporto respiratorio, o morte).
  • Il numero assoluto di casi gravemente ospedalizzati o mortali tra i bambini è molto basso.
  • In generale, il rischio specifico per età di esiti gravi tra i bambini è basso e aumenta con l'età tra gli adulti.

Tabella - Distribuzione e tasso di attacco (AR) per classi di età e esiti gravi dei casi in TESSy, 1 agosto-29 novembre 2020

tabella

Il grafico mostra un aumento dei tassi di notifica specifici per età tra gli adolescenti di età compresa tra i 16 e i 18 anni, a partire da agosto 2020, con un andamento molto simile a quello degli adulti di età 19 -39 anni, suggerendo che il comportamento e l'esposizione degli adolescenti di questa età è paragonabile a quello degli adulti più giovani. Gli aumenti sono stati meno bruschi e/o sono iniziati più tardi tra le altre fasce d'età infantili per le quali ad età più basse si registrano gradienti più bassi e picchi più bassi. L'inizio dell'anno scolastico da metà agosto a metà settembre non sembra essere stato temporalmente associato a un aumento improvviso dei tassi di casi tra i bambini. Al contrario, durante il mese di agosto è stato osservato un aumento della percentuale di casi tra i 19 - 39 anni.

Grafico - Tasso di notifica dei casi COVID-19 specifico per l'età, aprile – dicembre 2020

grafico

In conclusione, le chiusure scolastiche sono associate a sostanziali impatti negativi sulla salute fisica e mentale e sull'educazione dei bambini. Possono anche ampliare le disuguaglianze esistenti in una società, avendo un impatto sproporzionato sui bambini più vulnerabili. Si stima che i costi economici della chiusura delle scuole a causa di COVID-19 siano elevati e comprendano la perdita di apprendimento diretto, la perdita di lavoro da parte dei genitori che lavorano e le conseguenze a lungo termine, come una minore qualificazione della forza lavoro e una minore produttività.
Date le gravi conseguenze della chiusura delle scuole sui bambini e sulle loro comunità, questa misura dovrebbe essere utilizzata come ultima risorsa per il controllo delle malattie e, anche in questo caso, dovrebbe essere limitata nel tempo, prestando particolare attenzione a mitigare gli impatti della chiusura sui bambini, in particolare su quelli vulnerabili.
Gli Stati membri dell'UE/SEE e il Regno Unito sulla base delle prove disponibili ritengono che una combinazione appropriata di interventi non farmacologici sia l’approccio più appropriato per limitare la trasmissione di SARS-CoV-2 nelle scuole.
Le prove disponibili suggeriscono che la combinazione di approcci di allontanamento fisico che impediscono l'affollamento (allontanamento dalle aule, orari di arrivo scaglionati, annullamento di alcune attività al chiuso), insieme a misure igieniche e di sicurezza per ridurre al minimo la trasmissione (lavaggio delle mani, pulizia, ventilazione, maschere facciali in determinate circostanze), ha un ruolo fondamentale nella prevenzione.
La chiusura delle scuole può contribuire a ridurre la trasmissione della SARS-CoV-2, ma da sola è insufficiente a prevenire la trasmissione comunitaria della COVID-19 in assenza di altri interventi non farmacologici.

In 4 anni dimezzate nuove diagnosi di HIV, ma in aumento i casi tra gli MSM e le diagnosi tardive. Stabili i casi di AIDS

In Toscana il sistema di sorveglianza di entrambe le patologie è affidato all’Agenzia regionale di sanità, che dal 2004 gestisce il Registro Regionale AIDS (RRA) e dal 2009 la notifica delle nuove diagnosi di HIV.

HIV e AIDS in Toscana, il sistema di sorveglianza gestito dall'ARS e i dati aggiornati

In occasione della trentesima giornata mondiale contro l'AIDS, che si celebra in tutto il mondo il 1 dicembre, l’ARS pubblica il documento della serie In Cifre

 

n. 17

HIV e AIDS in Toscana, dopo dieci anni dall’istituzione del nuovo sistema regionale di sorveglianza delle nuove infezioni da HIV. In Toscana il sistema di sorveglianza di entrambe le patologie è affidato all’Agenzia regionale di sanità, che dal 2004 gestisce il Registro regionale AIDS (RRA) e dal 2009 la notifica delle nuove diagnosi di HIV.

Interruzione volontaria di gravidanza e obiezione di coscienza in Toscana, i dati aggiornati nel nuovo Incifre dell’ARS

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    Consulta e scarica Le interruzioni volontarie di gravidanza in Toscana (Serie Incifre n. 16/2018)

Le analisi riportate nel nuovo Incifre ARS si basano sui dati del flusso informativo delle Interruzioni volontarie di gravidanza (modello D12 ISTAT), che la Regione Toscana raccoglie per conto dell’ISTAT e che comprende i dati di tutte le IVG effettuate presso le strutture sanitarie della nostra regione.