Chi “influenza” gli operatori delle RSA? Atteggiamenti e comportamenti verso la vaccinazione

a cura di: F. Collini, C. Lorini, F. Gasparini, F. Gemmi, G. Bonaccorsi


15/4/2019
L’influenza costituisce un serio problema di salute per la popolazione anziana, spesso affetta da una fragilità i cui confini sfumati non lasciano sempre comprendere prontamente come tale malattia infettiva possa precipitare un equilibrio assai precario: circa il 90% dei decessi per questa causa riguardano infatti soggetti ultrasessantacinquenni. Se la vaccinazione antinfluenzale costituisce lo strumento migliore per proteggere tutti i cittadini, e gli anziani in primis, dalla malattia e dalle complicanze associate, l’immunizzazione attiva dei loro contatti costituisce un’ulteriore strategia preventiva in grado di agire sinergicamente alla protezione direttamente conferita. Per gli anziani che vivono nelle residenze sanitarie assistenziali (RSA), i principali contatti sono rappresentati dagli operatori che lavorano in queste strutture.

Dunque, il tema della vaccinazione di qualunque soggetto viva o lavori in RSA è fondamentale per le implicazioni che riguardano la salute di tutti: degli ospiti in particolare, ma anche degli operatori. Inoltre, dobbiamo considerare l’impatto economico e sull’organizzazione dei processi di assistenza e cura che hanno le malattie prevenibili con le vaccinazioni in questo setting.

Ad oggi, le informazioni che riguardano la diffusione della vaccinazione antinfluenzale tra gli operatori delle RSA sono carenti e tale lacuna non consente valutazioni approfondite né in merito ai rischi per la salute, né sull’impatto economico esercitato dalle stagioni epidemiche.

Alla luce di tali considerazioni, l’ARS e il Dipartimento di Scienze della salute dell’Università di Firenze, grazie alla disponibilità e all’interesse di 28 residenze e 700 operatori del network ValoreinRsa, hanno condotto un’indagine conoscitiva per comprendere quanto la vaccinazione antinfluenzale sia pratica comune e diffusa tra gli operatori e quali siano le attitudini e conoscenze nei confronti della stessa.

I risultati dell’indagine, condotta tra ottobre e novembre 2018, ci hanno informato innanzitutto che la copertura vaccinale negli anziani residenti è pari dell’86%, valore superiore alla soglia di raccomandazione ministeriale (≥75%) ma non ottimale (≥90%).

La vaccinazione antinfluenzale invece non è pratica diffusa tra il personale che lavora in RSA (17%), percentuale peraltro in linea con la letteratura scientifica, che testimonia una ancora bassa percezione di rischio nelle strutture di residenzialità, così come tra gli operatori delle strutture ospedaliere. Più incoraggiante è il fatto che il 29 % abbia dichiarato di essere intenzionato a vaccinarsi quest’anno (inverno 2018-2019).

Il personale intervistato è risultato essere così composto: 52% operatori socio-sanitari, 13% infermieri, 9% tra fisioterapisti e educatori, 8% altro personale non sanitario, 6% addetto ai servizi di pulizia, 6% altro personale sanitario e infine una quota pari al 6% non dichiara la sua professione. Principalmente sono donne di origine italiana (80%) e la metà ha meno di 40 anni.

Emergono chiaramente alcune lacune nelle conoscenze riguardo alla malattia e al vaccino: ad esempio, il 24% degli intervistati percepisce l’influenza come una malattia non rischiosa, il 22% afferma che il vaccino antinfluenzale non è efficace nel prevenire la malattia.

Un intervistato su 5 afferma che gli operatori sanitari non hanno il dovere di vaccinarsi, inoltre non è d’accordo con l’affermazione “vaccinandomi proteggo me stesso dall’influenza” e nemmeno con “vaccinandomi proteggo dall’influenza le persone con cui vengo in contatto”.

Il 40% sostiene che è meglio ammalarsi di influenza piuttosto che vaccinarsi. Il 30% afferma che il vaccino antinfluenzale ha effetti collaterali gravi. Il 55% pensa che il vaccino può causare l’influenza stessa. Solo il 67% degli intervistati sa che la vaccinazione contro l’influenza è gratuita per gli operatori sanitari.

Le principali motivazioni che spingono la minoranza (N=118; 17%) del personale delle RSA a vaccinarsi sono: per non ammalarsi e per proteggere le persone con cui si viene in contatto, in particolare se sono familiari oltre i 65 anni di età.


Figura 1 - Motivazioni che spingono a vaccinarsi
vaccinazioni RSA fig1
Al contrario, le motivazioni che spingono la maggioranza degli intervistati a non vaccinarsi (83%) riguardano una non abitudine alla vaccinazione, nonché la mancata consapevolezza di far parte di una categoria a rischio, a conferma di quanto già sopra riportato; e ancora perché afferma di non ammalarsi mai di influenza e quindi di non percepire l’influenza e la relativa vaccinazione come un “problema” vicino o importante.


Figura 2 - Motivazioni che spingono a non vaccinarsi
vaccinazioni RSA fig2
Alla domanda “il suo medico di famiglia le ha mai offerto il vaccino antinfluenzale una volta saputo il lavoro che svolge?”, il 57% risponde di no. Rimane però il dubbio che una quota di queste persone abbiano risposto negativamente perché non hanno informato né il proprio medico, che il medico stesso non lo abbia mai chiesto nella raccolta dell’anamnesi.

Pur sapendo a chi rivolgersi per la vaccinazione (medico di famiglia e medico della ASL), il 40% degli intervistati avverte l’assenza di una promozione vaccinale organizzata dalla struttura residenziale dove lavora. A conferma di questo, il 51% del personale dichiara di essere disponibile a vaccinarsi qualora fosse offerta sul luogo del lavoro. Di questi, la metà risulta essere tra coloro che avevano dichiarato di non essere intenzionato a vaccinarsi.

Conclusioni
L’influenza continua a rappresentare, nella popolazione generale e in particolare nelle età estreme così come in alcune categorie professionali, una problematica di salute foriera di danni, costi e conseguenze in larga parte prevenibili: lo sforzo da compiere sarà quello di proteggere sì le persone a maggior rischio di comorbosità e sovramortalità, ma anche di far passare un messaggio univoco ed esteso di tale patologia come un problema di tutti, che tutti può riguardare, ma che può anche e deve essere evitato e prevenuto mediante vaccinazione. Se tutto ciò è vero in generale, non può che essere ancor più incontestabile in strutture residenziali in cui vivono persone fragili e con seri problemi sociosanitari in cui l’influenza possa giocare un peso abnorme nell’aggravamento delle loro condizioni di salute.

Dobbiamo quindi progettare e realizzare strategie di promozione della salute e della vaccinazione antinfluenzale che coinvolgano ampiamente e riducano al minimo i soggetti “scoperti” tra coloro che, per mestiere, eroghino una qualsiasi forma di assistenza a soggetti fragili o che operino in contesti in cui i virus epidemici non debbono penetrare.


Francesca Collini - ARS Toscana
Chiara Lorini - Università degli studi di Firenze
Francesca Gasparini - Università degli studi di Firenze
Fabrizio Gemmi - ARS Toscana
Guglielmo Bonaccorsi - Università degli studi di Firenze