Italia in zona rossa durante le feste: luci e ombre del sistema di monitoraggio “a semaforo”.


19/12/2020
A meno di 50 giorni dalla sua entrata in vigore, il sistema di monitoraggio della pandemia basato sullo schema “a semaforo” (aree gialle, arancioni e rosse, con associati livelli crescenti di restrizioni alla mobilità e alle attività) inizia a mostrare i primi segni di sofferenza. 

Il monitoraggio dei 21 indicatori su cui si è basata finora la colorazione delle Regioni/PA arriva alla pubblicazione del Report n. 31 e dal 20 Dicembre tutte le Regioni/PA, presumibilmente ad eccezione dell’Abruzzo, sono classificate in zona gialla. 

Ma dal 21 Dicembre, secondo le disposizioni del Presidente del Consiglio, questo sistema a colori viene messo da parte e lascia il posto a provvedimenti con validità su scala nazionale, a partire dal divieto di spostamento tra Regioni. A ciò si aggiungono le nuove disposizioni nazionali che prevedono una zona rossa generalizzata per i festivi e prefestivi nel periodo 24 dicembre-6 gennaio, e zona arancione nei giorni feriali.

Di seguito un riepilogo di come nel periodo dal 6 novembre, entrata in vigore della prima ordinanza attuativa, al 20 dicembre le singole Regioni/PA hanno “cambiato colore”, con indicazione dei giorni di permanenza in ciascuna zona.
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Abbiamo quindi assistito nelle ultime settimane ad una progressiva de-escalation di colori, in tempi diversi in ciascuna situazione regionale (al netto di 5 Regioni/PA che sono sempre restate in zona gialla), che sembra essere stata essenzialmente governata dall’andamento degli Rt regionali. A fronte di una incidenza di nuovi casi elevata e di un forte impatto sui sistemi sanitari (sia ospedali che servizi territoriali) sembrerebbe essere stata la stima dell’Rt ad aver pesato di più sulla colorazione delle regioni. In altre parole, nel sistema dei 21 indicatori, da più parti ritenuto troppo complesso e farraginoso, un indicatore su tutti, l’Rt, avrebbe dominato la scelta del livello di restrizioni da applicare per il contenimento della pandemia. Il condizionale è d’obbligo: se da una parte ISS e Cabina di Regia hanno chiaramente esplicitato gli algoritmi per la classificazione del rischio secondo le tre principali categorie - probabilità di diffusione, impatto su ospedali e resilienza territoriale - dall’altra i criteri e i pesi secondo i quali si arriva alla colorazione non sono mai stati resi trasparenti. 

Come abbiamo più volte evidenziato, l’Rt, per motivi di stabilità e consolidamento dei dati, si riferisce ad una situazione di circa 2-3 settimane prima; probabilmente l’affiancamento di indicatori più tempestivi, come ad esempio il tasso di incidenza ponderato per la velocità della progressione del contagio da settimana a settimana, potrebbe aiutare a descrivere meglio il diffondersi dell'epidemia. 

Il grafico sottostante mostra come la variazione % settimanale dei nuovi casi sia un indicatore più tempestivo dell’Rt, e riesce ad anticipare di diversi giorni l’andamento dell’epidemia.
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(fonte: Flourish Team https://public.flourish.studio/story/435616/)

Sebbene il DPCM 03/11 prevedesse la possibilità di introdurre misure più restrittive in porzioni di territorio sub-regionale (province o aggregati di comuni), tale approccio non è mai stato messo in campo, ad eccezione del caso della Puglia. E sappiamo bene quanto la diffusione del virus possa avere profili molto diversi anche all’interno della stessa regione, tra aree metropolitane e aree più interne ed isolate.

L’altro elemento di criticità riguarda la qualità dei dati trasmessi dai dipartimenti regionali al sistema centralizzato gestito da ISS. In tutti i Report settimanali è stata evidenziata la diffusa difficoltà nel mantenere elevata la qualità dei dati riportati al sistema di sorveglianza integrato sia per tempestività (ritardo di notifica) sia per completezza. Una qualità insufficiente dei dati trasmessi può portare ad una possibile sottostima della velocità di trasmissione e dell’incidenza. Solo per la Valle d’Aosta la classificazione in zona rossa è stata per più settimane motivata con l’incapacità di produrre stime affidabili a causa della scarsa qualità dei dati trasmessi. Inoltre, il sistema di monitoraggio prevede in più punti delle autovalutazioni, anche di tipo qualitativo, da parte delle Regioni, che introducono inevitabilmente degli elementi di soggettività. 

Merita anche fare un chiarimento definitivo circa le modalità di variazione di colore, che tanto hanno animato in queste settimane il dibattito/scontro tra Governo centrale e i livelli regionali. Il peggioramento della colorazione, compatibile con una situazione di diffusione dell’epidemia fuori controllo, è avvenuto anche in tempi molto rapidi, in questo la Toscana ha avuto il primato con tre cambi di colore in 9 giorni. Al contrario il miglioramento della colorazione ha delle cadenze ben precise, ovvero un minimo di 21 giorni per il passaggio rossa->arancione ed un minimo di 14 giorni per il passaggio arancione->gialla. Del resto è stato lo stesso DPCM del 3 Novembre a stabilire i tempi minimi di permanenza nelle varie fasce di colore prima dell’allentamento delle misure di restrizione, aldilà dei valori degli indicatori aggiornati con cadenza settimanale. 

Aldilà di queste considerazioni sui meccanismi alla base del sistema di monitoraggio, è possibile fare qualche osservazione anche in relazione all’andamento del contagio. Le regioni che hanno sperimentato la zona rossa hanno mostrato una netta diminuzione dell’incidenza dei nuovi casi ed una lenta ma progressiva riduzione della pressione sugli ospedali. E’ questo il caso della Lombardia, Piemonte, Campania, Valle d’Aosta, PA Bolzano, ma anche della Toscana, mentre per la Calabria l’introduzione della zona rossa più che dai livelli di circolazione del virus è stata motivata dall’estrema situazione di criticità del servizio sanitario regionale. Il caso del Veneto è, però, emblematico. Il Veneto è, infatti, restato sempre in zona gialla anche a fronte di una incidenza elevata e di aumenti % settimanali importanti, anche più alti di regioni che nel corso delle settimane sono passate in zona arancione. 

Rispetto alla situazione di continua decrescita dell’Rt nazionale delle ultime settimane, il Report n. 31 mostra una inversione di tendenza. A livello nazionale l’Rt passa da 0,82 a 0,86, e in 3 Regioni (Veneto, Lazio e Lombardia) torna significativamente sopra l’1.

Del resto, la stessa inversione si può apprezzare sempre facendo ricordo alla variazione % settimanale (vedi grafico sottostante).
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(fonte: Flourish Team https://public.flourish.studio/story/435616/)

In figura il quadro riepilogativo della classificazione del rischio per ciascuna Regione/PA.
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Gran parte delle Regioni/PA si collocano in una classificazione del rischio “moderata” o “bassa”, mentre Lazio, Veneto e Liguria riportano un rischio “alto”.

Per la Toscana, invece, sia l’Rt che l’incidenza di nuovi casi mostrano una ulteriore diminuzione. L’Rt scende ancora e si assesta su un valore di 0,68 e l’incidenza 14 giorni passa a 221 x100.00 ab., rispetto a 310 x100.000 ab. della scorsa rilevazione. Un riepilogo dei principali indicatori per la Toscana sono mostrati nella figura sottostante.

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Riprende in Toscana il trend in diminuzione anche della % di casi positivi su tamponi effettuati (esclusi i re-testing sugli stessi soggetti), dopo una leggera frenata della scorsa settimana. Questo indicatore per la Toscana si assesta su un valore del 12%, rispetto ad una media nazionale del 17%. E’ ormai praticamente al 100% la capacità di tracciamento, ovvero la % di casi per i quali è stata effettuata un’indagine epidemiologica; la media nazionale è del 91%.
Si allenta lentamente ma progressivamente la pressione sugli ospedali: la % di occupazione di posti letto in terapia intensiva scende al 37%, un valore sempre più vicino alla soglia critica del 30%; mentre scende al 27% l’occupazione in area medica (media nazionale 41%).

Non sappiamo se dopo le festività il sistema di monitoraggio “a semaforo” sarà confermato in tutte le sue componenti o se, come auspichiamo, verranno introdotti degli elementi di revisione e aggiustamento che saranno fondamentali per gestire la ripresa delle attività e soprattutto l’eventuale riapertura delle scuole.


A cura di: Daniela Nuvolone, Agenzia regionale di sanità della Toscana



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