In Toscana, come pure a livello nazionale, una larga parte del territorio è costituita dalle cosiddette “
aree interne”: “centri minori”, spesso di piccole dimensioni e distanti dai maggiori centri urbani, che in molti casi garantiscono ai residenti soltanto un accesso limitato ai servizi essenziali.
Il rapporto ARS nasce con lo scopo di verificare se in questi territori, dove l’accesso e la qualità dei servizi è più carente che nel resto della nostra regione, anche il profilo di salute della popolazione possa risultare diverso dalla media regionale. Il rapporto analizza dunque aspetti sia demografici che sanitari delle aree interne e di quelle cosiddette “fragili”, alla ricerca di eventuali peculiarità rispetto agli altri territori.
Per identificare le aree interne toscane, nel rapporto ci siamo riferiti al documento IRPET
Le aree interne della toscana. Individuazione e caratterizzazione. Questo documento ha definito anche un metodo per distinguere, nel gruppo delle aree interne toscane, le aree cosiddette “
fragili”: quelle aree interne che hanno subìto lunghi processi di spopolamento, con residenti adesso perlopiù anziani, un patrimonio immobiliare in larga parte inutilizzato e di basso valore, una limitata presenza turistica, una scarsa presenza di addetti alle attività produttive e con più basso reddito.
I PRINCIPALI RISULTATI DEL RAPPORTO ARSCon la nostra indagine abbiamo rilevato che il rapporto tra anziani e giovani nelle aree fragili della Toscana è molto più alto rispetto alla media regionale: il 50% in più. Dato di elevata criticità, se si tiene conto del fatto che la popolazione toscana è già una delle popolazioni più anziane in Italia: in Toscana ci sono 2 giovani con meno di 15 anni per circa 4 anziani con più di 65 anni (contro i 3 della media italiana). L’invecchiamento demografico in Toscana è sostenuto anche dalla riduzione della natalità, specialmente nelle aree fragili, dove il tasso di natalità è molto basso: 6 bambini nati ogni 1.000 donne, cioè quasi 6,8% in meno rispetto al 1995.
Un altro indice demografico molto significativo è la speranza di vita, che è maggiore dove minore è il livello di mortalità di una popolazione. Nelle aree fragili toscane abbiamo rilevato che nel 2012 il livello di speranza di vita negli uomini (79,1 anni) è inferiore rispetto alle altre aree toscane e simile a quello delle regioni più svantaggiate, come Sicilia e Sardegna, o ai livelli regionali toscani di 6 anni prima. Questa minore sopravvivenza dei residenti nelle aree fragili non si evidenzia per le femmine.
In Toscana nel 2012 siamo arrivati ad una speranza di vita di 80 anni per gli uomini e 85 anni per le donne: il divario tra i due sessi resta elevato, ma è diminuito negli ultimi anni, arrivando ad una differenza di 4,7 anni a vantaggio delle donne. E’ interessante notare come questo guadagno in anni di vita degli uomini rispetto alle donne non si sia verificato nelle aree fragili toscane, dove dal 1997 al 2012 la differenza è rimasta sempre di circa 6 anni a favore delle donne.
Questa situazione di svantaggio per i maschi nelle aree fragili è confermata anche analizzando la mortalità evitabile nel quinquennio 2008-2012: il tasso è statisticamente superiore a tutte le altre aree della regione e doppio rispetto a quello femminile. Osservando poi i casi di mortalità evitabile, possiamo affermare che l’investimento in interventi di prevenzione primaria ridurrebbe di oltre il 60% le morti maschili e di oltre 1/3 quelle femminili.