ARS NEWS - 04/08/2014
Studi nazionali ed internazionali hanno dimostrato lo stretto rapporto tra risorse e salute: poter usufruire nel corso della vita di
risorse adeguate (economiche, sociali, culturali, ambientali) è una condizione indispensabile per beneficiare di un
buono stato di salute. Il gruppo di lavoro
Crisalide, costituito in
Agenas e a cui partecipa anche l’Agenzia regionale di sanità della Toscana, continua a lavorare sul tema
crisi, salute e disuguaglianze di salute in Italia.Dopo il primo studio pubblicato in giugno, “
La crisi economica fa male alla salute?” (vedi nostra
news di commento del 20/06/2014), che ha preso in considerazione la serie storica (periodo 1993-2012) dell’Indagine annuale Istat sugli aspetti della vita quotidiana relativamente ai dati sui trend sociali e di salute, il gruppo ha prodotto una serie di ulteriori approfondimenti:
Ma vediamoli un po’ più in dettaglio.
Crisi e accesso alle cureNell’approfondimento
Una buona notizia: nonostante tutto, il sistema regge si osserva come, a livello della
popolazione generale,
non si è vista un'importante contrazione dell'accesso alle cure (nonostante in alcune situazioni particolari si sia registrata una sofferenza nell'erogazione delle prestazioni, spiegabile in buona parte dai tagli legati ai piani regionali di rientro)
né un peggioramento degli indicatori di salute. La situazione risulta diversa quando si analizza la
salute dei sottogruppi a maggior rischio, come ad esempio nel caso dei disoccupati, il cui
malessere appare
in netta crescita. Le analisi successive dovranno quindi rivolgersi di più ai gruppi a rischio, in modo da riuscire a segmentare la popolazione rispetto alla diversa vulnerabilità agli effetti sulla salute della crisi.
Crisi e stili di vitaNell’approfondimento
Dati Passi: effetti della crisi sugli stili di vita si analizzano i
dati 2008-2012 raccolti dal questionario Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia) pubblicato sul sito di Epicentro e con il quale si possono monitorare i determinanti sociali della salute più correlati alla crisi economica e verificare un eventuale cambiamento nei principali stili di vita collegati alla salute (fumo, alcol, attività fisica e consumo di frutta e verdura). I risultati evidenziano nel complesso un
peggioramento della situazione economica generale nella popolazione, con la crescita del gruppo economicamente più svantaggiato, che mostra sempre abitudini di vita più dannose alla salute (questo gruppo fuma e beve di più, è più sedentario e consuma meno frutta e verdura). Questo fa prevedere un
aumento della quota di popolazione con stili di vita sfavorevoli alla salute. Sul lungo periodo, ciò si potrebbe tradurre in un peggioramento delle condizioni di salute nei gruppi più vulnerabili, in un aumento dell’insorgenza di malattie croniche non trasmissibili nella popolazione generale, e un conseguente incremento del carico assistenziale sul sistema sanitario nazionale.
Lavoratori precari e saluteL’approfondimento
L’accesso ai servizi sanitari dei lavoratori precari riporta che, in base ai dati Istat, la quota di lavoratori precari (LP) dall’inizio della crisi è aumentata considerevolmente: dal 10,3% del 2004 al 15,5% del 2011, mentre nel 1° trimestre 2012, la percentuale dei precari è arrivata a toccare il 16% del totale degli occupati. Utilizzando i dati dell’indagine campionaria su redditi e condizioni di vita (EUSILC) del 2011 sono stati confrontati lo stato di salute percepito, l’accesso a visite mediche o trattamenti terapeutici a pagamento, la condizione familiare (stato civile, presenza di figli) tra i lavoratori precari e i lavoratori cosiddetti stabili. Nel raffronto con gli intervistati con un lavoro stabile si sono evidenziati i
maggiori disagi conseguenti alla condizioni di precarietà lavorativa: un limitato accesso alle prestazioni sanitarie e, soprattutto per gli uomini, una minore propensione ad avere figli. Tra i lavoratori precari la crisi sembra influire soprattutto in termini di riduzione dell’accesso alle cure a pagamento. Il fenomeno di un ridotto accesso alle cure rafforza l’idea che la crisi possa produrre effetti sulla salute nel medio termine piuttosto che nell’immediato.
Focus su crisi e salute nelle varie realtà regionali: la ToscanaInfine, ci sono tre approfondimenti su crisi e salute a livello regionale (Sicilia, Emilia-Romagna, Toscana). L’approfondimento
Rapporto tra crisi economica e benessere dei cittadini in Toscana è stato realizzato dall’
Agenzia regionale di sanità della Toscana sulla base dell’indagine che l’agenzia ha condotto sul territorio regionale, producendo anche il rapporto
Crisi economica, stato di salute e ricorso ai servizi in Toscana, presentato al
convegno dello scorso ottobre a Firenze. I risultati dell’indagine ARS indicano come
anche in Toscana gli effetti della crisi sono al momento più evidenti per gli stili di vita. I dati toscani su fumo, alcol, sedentarietà, uso di droghe sembrano indicare che la
crisi incide di più su alcuni
gruppi della popolazione, tendenzialmente quelli
più fragili dal punto di vista socio-economico. In linea con quanto segnalato in letteratura, nel breve periodo alcuni cambiamenti negli stili di vita hanno effetti paradossalmente positivi: è il caso della riduzione dell’uso dei mezzi privati di trasporto - con il miglioramento del dato ambientale e la riduzione degli incidenti stradali - oppure del rallentamento del
trend storico in aumento del sovrappeso. Positiva per la salute anche la riduzione del consumo di carne bovina, negativa invece la riduzione del consumo di frutta. Positiva per la salute, anche la riduzione nella popolazione generale del consumo a rischio di alcol e del
binge-drinking, ma quest’ultimo fenomeno è invece in aumento tra i disoccupati. La modesta riduzione di domanda di prestazioni sanitarie, evidenziata con la crisi, può forse anche essere letta, almeno inizialmente, come un ridimensionamento di quell’eccesso di medicalizzazione che per molti anni è stato denunciato da più parti.
Per approfondire