Le
terapie di risincronizzazione delle camere cardiache e quelle di
prevenzione di aritmie in grado di minacciare la vita svolgono un ruolo importante nella strategia di cura dello scompenso cardiaco congestizio. Tali terapie sono state rese possibili da brillanti attività di ricerca e sviluppo di tecnologie sofisticate e costituiscono un
esempio di innovazione "dirompente". Lo
scopo di questo rapporto, com'è opportuno fare in casi d'innovazione che rimettono in gioco fattori produttivi e risultati, è principalmente quello di
valutare nel periodo 2009–2014 cosa è successo in questo settore di cure in Toscana.
Sappiamo che la
prevalenza nella nostra regione di scompenso cardiaco, una sindrome clinica complessa determinata da una compromissione strutturale del cuore che causa ipoperfusione periferica e congestione venosa di gravità progressiva, interessa l'
1,8% della popolazione, circa 75.000 persone. Si tratta di una malattia che colpisce maggiormente gli uomini, almeno fino alla settima decade, per poi invertire la rotta, che impegna molte risorse e determina costi finanziari e sociali rilevanti.
L'uso di
dispositivi impiantabili per la cura dello scompenso riguarda in modo pressoché stabile nel tempo l'1% ogni anno della popolazione affetta. Gli approcci sono di tre tipi: i
defibrillatori, i
pacemaker biventricolari e i
pacemaker biventricolari con defibrillatore. La tendenza che si osserva nel tempo è di una riduzione dei defibrillatori a vantaggio dell'associazione pacemaker più defibrillatore. Questo cambiamento, senza entrare nei termini della ragionevolezza clinica della misura, determina un aumento dei costi.
Nelle pagine interne di questo rapporto riportiamo i dati che riguardano non solo i
volumi d'interventi di questo tipo ma anche la
variabilità osservata, sia orizzontale sia tra generi, e gli esiti.
I
risultati più rimarchevoli sono che esiste una
disparità nell'indicazione e nell'uso tra uomini e donne e che il tasso di utilizzo di questi dispositivi mostra difformità nelle popolazioni che afferiscono alle diverse ASL.
Gli
esiti osservati confermano che si tratta d'interventi terapeutici efficaci. Nonostante che la popolazione target presenti una maggiore gravità clinica o, almeno, un maggior numero di comorbilità, sia la mortalità sia le riammissioni in ospedale dopo impianto del dispositivo sono significativamente migliori rispetto agli altri soggetti con scompenso.
Questi dati che devono essere letti come introduttivi alla questione e alcune conferme ulteriori vanno ricercate, ma soprattutto sarebbe utile associarli ai costi sostenuti, per comprendere
appropriatezza e sostenibilità delle future decisioni.