Nel corso dell'ultimo decennio le
procedure di chirurgia cardiaca sono state perfezionate e continuano ogni giorno a progredire, facendo si che i risultati siano sempre migliori, anche a fronte di una popolazione di pazienti sempre più anziani. A questo proposito, non devono essere sottovalutati gli importanti progressi che si sono realizzati in campo dell'anestesia e della terapia intensiva, con sempre più precise metodiche di monitoraggio delle funzioni vitali e dall'impiego di farmaci di nuova generazione in associazione ad una sempre più rilevante tendenza a
sostituire le tecniche chirurgiche tradizionali con procedure meno invasive e traumatiche.
Nell'arco temporale preso in considerazione in questo rapporto (2005-2013) i cittadini residenti in Toscana hanno effettuato 40.459 ricoveri in Cardiochirurgia, passando da 4.684 nel 2005 a 4.359 nel 2013, con un andamento variabile, ma
complessivamente in lieve diminuzione e con una media annua di 4.495 ingressi.
Considerando le principali attività cardiochirurgiche (aorta toracica, valvole, BPAC, trapianti), i cittadini residenti in Toscana hanno ricevuto un totale di 29.970 procedure chirurgiche (74,1% dei ricoveri totali nei reparti di Cardiochirurgia), decrescendo progressivamente da 3.365 nel 2005 a 3.224 nel 2013, con una media annua di 3.330 ricoveri. Mentre l'Azienda Ospedaliera Universitaria (AOU) di Careggi e la Fondazione Monasterio (FMN) hanno mostrato una crescita nel tempo, La Casa di cura Villa Maria di Beatrice (VMB) e l'AOU Pisana presentano una moderata flessione in negativo. Rimane invece abbastanza stabile nel tempo l'AOU Senese.
L'
intervento sull'aorta toracica, nonostante un'evidente variabilità di utilizzo, registra un incremento dal 2005 al 2013, rimanendo sempre più frequente negli uomini, probabilmente per caratteristiche proprie del genere maschile, e le donne arrivano al picco massimo circa 5 anni dopo.
L'
intervento di BPAC presenta una riduzione di utilizzo dal 2005 al 2013 (molto più consistente negli uomini) e un aumento graduale d'impiego all'aumentare dell'età, con un picco massimo ai 70 anni per gli uomini e 75 per le donne; gli interventi su valvole presentano un leggero aumento di utilizzo dal 2005 al 2013 e un aumento lineare d'impiego all'aumentare dell'età, con un picco massimo posticipato di 5 anni nelle donne.
Nel
confronto dei tassi standard d'intervento per BPAC e PTCA sembrano delinearsi 3 tipologie di comportamento: un 1° gruppo in cui ai pazienti vengono effettuate molte PTCA e pochi BPAC (ASL di Arezzo, Empoli, Pistoia), un 2° gruppo in cui, al contrario, si effettuano molti BPAC e poche PTCA (ASL Massa e Carrara, Viareggio, Lucca, Prato), un 3° gruppo con un basso utilizzo di entrambe le procedure (ASL Grosseto, Siena, Pisa, Livorno). Si distingue da tutte le altre ASL Firenze che mostra sia tassi d' intervento di BPAC che di PTCA elevate.
La
variabilità di ricorso alla PTCA e BPAC e del bilanciamento tra le due procedure richiede, comunque, uno specifico approfondimento. In prima ipotesi una parte del fenomeno potrebbe essere causata da differenti approcci in termini di strategie terapeutiche piuttosto che da differenze epidemiologiche.
Nel periodo in studio la quota dei ricoveri in Toscana effettuata da cittadini ivi residenti, è stata dell'88,6% dei ricoveri totali. I cittadini toscani che hanno lasciato la regione per operarsi altrove sono stati l'1%. Percentuale notevolmente più bassa rispetto al 9% del nostro precedente rapporto. L'11,4% dei pazienti operati proviene, invece, da altre regioni.
Dei 40.459 pazienti sottoposti, dal 2005 al 2013, a interventi cardiochirurgici in Toscana, il 33,9% presenta una bassa complessità, il 32,1% una complessità media ed il 40,9% una complessità elevata. Anche nell'osservazione dell'ultimo anno si riconferma la tendenza emersa per tutto il periodo in studio: 29,9% dei pazienti ha avuto una bassa complessità, il 33,1% media ed il 37% elevata. Dati attesi, in quanto in Toscana come negli altri Paesi dell'Europa occidentale, la popolazione europea sta invecchiando rapidamente dal 1980, e circa il 15% sono ora di età >65 anni (il doppio della quota mondiale) e allo stesso tempo l'aspettativa di vita alla nascita è avanzata, così che la popolazione generale è sempre più affetta da patologie sempre più gravi e più complesse.
L'
esito a breve termine rappresenta un buon indicatore di qualità dell'attività della strutture di Cardiochirurgia e la scelta di considerare gli interventi isolati è legata al fatto che sia il livello di mortalità sia i fattori di rischio sono diversi nel caso degli interventi associati.
La
mortalità a 30 giorni dall'intervento di bypass aortocoronarico isolato presenta oscillazioni intermedie nel periodo in studio con un importante picco nel 2010 e un tasso aggiustato del 5,8%. La media regionale della mortalità a 30 giorni, calcolata per tutto il periodo in studio, è di 2,4% e, rispetto al 2,8% del 2005, nel 2013 la mortalità a 30 giorni registrata è dell'1,1%.
La
mortalità a 30 giorni per gli interventi di valvuloplastica isolata o sostituzione di valvole, invece, si è ridotta dal 2005 al 2013 passando dal 4% al 2,9% e con una media regionale del 3,1% . Confrontando le singole strutture è nuovamente l'AOU Pisana, ad eccezione degli anni 2006 e 2008 in cui rimane leggermente sotto la media regionale, che registra il più alto tasso di mortalità a 30 giorni, soprattutto negli anni 2009-2010 (9,5% e 8,5% rispettivamente). La mortalità a 30 giorni per la chirurgia della valvola isolata, in Toscana, risulta al di sotto della media europea (rispettivamente: 2,7% nel biennio 2012-2013 vs 3,7% nel biennio 2011-2012) ed in linea con media italiana (3,1% nell'anno 2013).
Nei pazienti residenti in Toscana il rischio di riammissione a 30 giorni per bypass aortocoronarico isolato si è ridotto nel tempo, in particolare dal 2010, passando dal 20,1% nel 2005 a 3,8% nel 2013, con una media nel periodo di 13,4% in linea con i valori riportati da alcuni studi scientifici internazionali (13,2%-14,7%- 14,6%- 16,5%).
Dal
confronto tra il genere maschile e quello femminile si evidenzia una consistente differenza nel tasso d'intervento per aorta toracica e BPAC, per le quali vi è un maggior utilizzo da parte degli uomini e specialmente nella fascia di età 64-80 anni, mentre non ci sono difformità significative per le procedure su valvole.
Riguardo ai
trapianti, sembra, invece, che le donne vi giungano sempre in misura minore, probabilmente per caratteristiche fisiologiche che rendono più difficile la reperibilità di un cuore compatibile ed anche per motivi di disponibilità numerica. È opportuno sottolineare che la diversità di genere non è così eclatante come appare nel grafico, in quanto il calcolo è eseguito su numeri molto piccoli, trattandosi solamente di 15 trapianti l'anno.
In generale
si può concludere che le donne sviluppano le condizioni di patologia più tardi degli uomini, ad eccezione dei disturbi valvolari, mentre
negli uomini vengono riscontrati più spesso problemi alle coronarie.